18 sappia se è condotta da una setta faziosa militare e civile , o da un libero consiglio di ministri. Anche queste parole del professore Berli eccitavano manifesti segni di profonda approvazione; applauditasi anche a quelle del prof. Chiò e di altri 3 ed il Circolo unanime ordinava la stampa del discorso di Gioberti t e creava commissarii per interrogare nelle provincie la pubblica opinione. 2 Settembre. NARRAZIONE DEL BOMBARDAMENTO E DELLA ETACUAZIONE DI PESCHIERA. Novara, 48 agosto. — Il giorno 9 del corrente, alle ore 3 dopo mezzogiorno si presentò ai nostri avanposti verso Cavalcasene un parlamentario austriaco, che condotto presso il generale gli rimise un plicco del leid-maresciallo Haynau che comandava il o.zo corpo d’armata dell’Austria: nel dispaccio vi era espresso essersi il re Carlo Alberto ritirato in Piemonte, avere la di lui armata e tutte le truppe ausiliarie passato il Ticino, e la nostra causa essere stata perduta, e per via di trattato avere il nostro re promesso di fare sgombrare la Lombardia da tutto ciò che fosse stato truppa o volontarii sotto i suoi ordini. Autenticava tale asserzione colla sua parola d’onore, aggiungendo che nel trattato per nulla essendosi parlato di Peschiera, egli intimava al governatore di quella fortezza di rendere immantinente quella piazza e seco tutti i materiali ed il presidio tutto si rendesse cedendo le armi. Il generale rispose che non sarebbe mai per dubitare di tutto quanto asseriva il generale tedesco, ma che conoscendo perfettamente i doveri e le incombenze di un comandante una piazza forte, egli non pensava nemmeno a cederla, che per quanto fossimo isolati, e bloccali, non ci mancavano munizioni da guerra per difendersi, e munizioni da bocca. Che d’altronde egli non avrebbe mai ceduto a veruna intimazione a meno che non rimanessero più in fortezza due pietre, una sopra l’altra, o che vi fosse ancora un cane od un cavallo da mangiare. Che se vera--mente le cose si trovavano nello stato da loro rappresentatoci, loro non mancavano mezzi di spedire un espresso al nostro re, perchè dal quartier generale principale ci potesse venire un ordine di cedere, ciò che non potevamo far noi, stante che da 60 e più giorni non avevamo più alcuna comunicazione coll’ armata. Espresse in un dispaccio tali risoluzioni ; alle 4 e mezzo il parlamentario ripartì alla volta di Cavalctselle, e da noi si credeva, che realmente il marasciallo ci avrebbe procacciato un ordine del re, e ciò (com’egli diceva) per risparmiare il sangue da ambe le parti, le cose d’Italia essendo terminate. Ma non aveva avuto il tempo il parlamentario di giungere al posto che un fuoco furibondo di undici batterie zeppe di 26 bocche da fuoco di grosso calibro fulminò la fortezza. Il paese e la guarnigione che era lunge dall’attendersi l^ile sorpresa, si trovò nella massima confusione ed