474 Ilo scolilo (lire che la diplomazia è cambiata affatto, che ora la diplomazia è franca e leale, c bisogna trattarla come si trattano gli altri affari. Questo mi pare un nobile, un generoso desiderio. Ma torno a dire, io non sono uomo di speculazione; sono uomo pratico, e domando a questi signori, se credono che la diplomazia sia propriamente venuta a questo punto, o se esso sia propriamente un semplice desiderio. Se credete che la diplomazia inglese, che la diplomazia francese, che la prussiana, che la russa, che l’austriaca siano venute a questo punto; e se credete che queste diplomazie non possano avere uno sviluppo più grande che le diplomazie dei principi d’Italia tutti generosi e che io credo fermamente dediti a quella nuova specie di diplomazia che vorrebbesi introdotta in lutti gli stati d’Europa, (e che sventuratamente non credo che sia); vi domando se queste diplomazie non possano esercitare inilueuza sulla nostra esistenza politica. Venendo dunque al primo argomento, sotto il quale mi sembra che si debba guardare la quislione di decidersi tosto od aspettare a guerra finita, io riconosco che Venezia è in tale condizione, che seriamente si può dire di difficilissima espugnazione. Ma vi torno a dire (perdonale se vi parlo francamente come uomo pratico) torno a dirvi che quando mi parlate dei generosi sentimenti dei cittadini, io li credo sinceri, li credo divinissimi; ma quando mi dite : Ci seppelliremo sotto le rovine di Venezia, voi volete dirmi che Venezia non è inespugnabile; perchè quando si vuol seppellirsi sotto le rovine di una città, bisogna dire che la città non sia inespugnabile: vuol dire che non si è sicuri che la cillà possa resistere. Ad ogni modo torno a dire : Venezia può essere con potenti mezzi difesa e salva. Noi abbiamo sentito sventuratamente calunniare Venezia, dicendo che ella non ha fatto abbastanza, nè per la difesa delle proprie provincie, nè per la salvezza comune d’Italia. Io credo che la storia farà ragione dì queste ingiustizie, di queste calunnie, e di queste impertinenze; e credo che si dimostrerà, che Venezia ha fatto, se non più di tutte, certo non meno di alcune e sacrifizii di danari, e sacrifizii d’uomini; cioè offrendo uomini, ed offrendo mezzi per mantenere i proprii soldati, e concedendo danari alla difesa del paese. Venezia ha raccolto in sè un nerbo grande di forze dagli altri paesi d’Italia: ma su ciò vi ha risposto il ministro della guerra. Io credo, e credo certamente che abbiamo i due elementi : il numero delle nostre truppe, ed il vero e generoso coraggio di esse : che non sono truppe di quelli che combattono per la paga, ma sono di quelli che combattono per la pairia. Ma, signori, questo coraggio non lo abbiamo noi tutti ? Ma questo non basta; perchè saprete meglio di me che questi sentimenti generosi non sono quelli che bastano a fare delle truppe, che sieno abituate a sopportare lungamente tutte le fatiche, ed assoggettarsi a lutle quelle più strette discipline, a cui sono abituati gli antichi soldati, e a mettere nei comandi, e nella subordinazione quell’ ordine e quella precisione che è necessaria: perchè ( bisogna pur dirlo) nell'armala la cosa essenziale è l’unità, la regolarità, la sicurezza del comando: io credo al buon volere della truppa che ci difende, credo alla generosità del loro