Uè tornato di guardie; due cannoni vi stanno sulla porta e ad ogni finestra \ i è una sentinella. Nessun cittadino può passare davanti a questo palazzo se non alla distanza di venti passi; tanta è la paura che regna in questo barbaro uomo. Il suo stalo maggiore è situalo nel contiguo palazzo. Un andirivieni di ordinanze [tassano da un palazzo all’altro con tutta segretezza. Tutto è mistero in Verona, e periino è proibito ai soldati di guarnigione, e specialmente agli italiani, di parlare coi cittadini^ e di introdursi nelle osterie. Su molli punti della città, e specialmente sullo maggiori piazze, vi sono posti dei cannoni, e i cannonieri sono sempre colla miccia accesa. Tutte le truppe sono confinate enlro le casematte delle fortificazioni; molti picchetti di cavalleria fanno delle scorrerie per la città per ¡spaventare i cittadini. Il generale Iladetzky per sempre più intimorire i cittadini fa sparger la voce di essere fermo e irremovibile nell’opinione di non cedere Verona se prima non la vede un mucchio di cenere, e si dice che molle contrade sieno minate. Le truppe che non sono acquartierate nelle fortezze, sono fortificate nell’Arena. È proibito suonare per qualunque titolo le campane e in molte chiese è proibito per ordine del generale Iladetzky di celebrare la Santa Messa. Questo perfido ed inumano uomo non fa che commettere ogni giorno nuove iniquità. Ila fatto carcerare da circa sedici Sacerdoti, molti de’quali erano accorsi ad assistere nelle agonie i mori-bondij e ad ajutare i feriti nell"attacco dei primi giorni di questo mese; foce pure carcerare il padre molto llev. P. Benvenuto da Bergamo, attuale provinciale dei Padri Riformati in S. Michele di Venezia, dopoché questo Padre gli ha cesso il convento vecchio e nuovo di Verona, e quanto aveva di vivande e legna ec. ec. e dovette nascondere un po’di farina gialla e pochi fagiuoii in un sepolcro per alimentarsi miseramente ; carcerò quel Padre che per lo innanzi dimostrava molta stima a segno che il dì di Pasqua lo obbligò a celebrar messa solenne nella chiesa del cimitero, presente il tiranno, lo stato maggiore e 1111 numero stragrande di soldati. Tali e tante sono le iniquità che commette questo uomo che perfino gli stessi suoi uificiali dimostrano il mal contento, e i Veronesi nutrono ferma speranza che se non gli verrà tolta la vita, come più volte fu tentato, sarà costretto cedere la città, regnando nelle sue truppe il mal contento e la insubordinazione, come lo dimostrò lui stesso nelle lettere scritte di proprio pugno e ritrovate nelle mani dei due corrieri arrestati fra Mantova e Verona, le quali facevano conoscere come la pugna dei giorni scorsi •osse siala per le sue micidialissima, vi si lodava il valore delle truppe Piemontesi, e si compiangeva la morte di un Generale, due Colonnelli, due Maggiori e di molta ulfizialità, e quel eli’è peggio che le truppe non hanno fiducia nei suoi superiori, nè vedono favorevole il termine di questa guerra. UN VERONESE.