30 Italia no» sia abbastanza preparato il terreno per ricevere e far fruttificare i germi della libertà repubblicana, temono che la libertà trascorra in licenza, temono che la Repubblica degeneri in anarchia. Quindi nella mente di varii italiani la quistione della Repubblica è una quistioue di tempo. Or bene: spella a noi Veneti, che primi abbiamo in Italia proclamata la Repubblica, dissipare i timori che agitano molti fra i nostri concittadini, provare che una ben ordinata Repubblica può sussistere e prosperare fin d’ora in Italia, ed opporre alla logica delle supposizioni, delle con-ghietture, la logica dei fatti, la logica della esperienza. A tal uopo basta soltanto che noi diamo l’esempio della sommissione alle leggi, dell’amore per l’ordine, dei sagrificii per la patria, della concordia fra noi e con tutti i nostri fratelli italiani. Dunque rispetto alla proprietà, rispetto alla libertà personale di tutti, rispetto alla libertà delle opinioni. Dunque temperalo dai riguardi del pubblico bene e da quelli altresi della sociale convivenza l’uso della stampa, che diventa un’arma micidiale se dà sfogo a meschine passioni e se alimenta i pubblici ed i privati dissidii. Dunque bando a quelle minacciose e tumultuanti dimostrazioni le quali spargono l'inquietudine nella città, e fanno temere che al dominio della ragione si voglia sostituir quello della forza brutale. Dunque soccorso d’armi e d’armati all’esercito, di denaro alle pubbliche casse, di savii suggerimenti al governo, di moderati consigli alia nazione. Dunque riconoscenza ed aimre pei generosi principi e pei generosi nostri fratelli chi qui spontanei concorsero per assicurare la grand’opera della indipendenza italiana. Repubblicani! Se vogliamo sinceramente la Repubblica, ecco la strada che sola ci resta a tenere. Chi ci dà un diverso consiglio è un nemico della Repubblica^ è un nemico dell’Italia, è un fautore dell’Austria. Avvocalo BENVENUTI. 4 Maggio. BULLETTINO UFFICIALE DELLA GUERRA. DAL QUARTIER GENERALE PRINCIPALE S. Giustina30 Aprile, ore 9 di notte. Dopo il passaggio del Mincio, che succedeva il giorno 27 aprile, l’esercito si era avanzato dal centro sino oltre Somma Campagna e Villa-franca, occupando colle ali i dintorni di Peschiera, Valleggio, Coito, e i dintorni di Mantova sulla destra del Mincio; successivamente l’ala sinistra si era avanzata a Pacengo, Colà e Sandrà, coll’ intendimento di meglio serrar Peschiera e di scacciare il nemico dalle sponde dell’Adige al di sopra di Verona, togliendo così la facilità delle comunicazioni col Tirolo. Nel