u Parea crudel misantropo Per l’operar altrui. Ah Mettermeli! Ah Mettermeli! I pravi tuoi consigli Sol essi a far 111’ indussero Schiavi del padre i figli. lo non credea che fossero Quest’ori e questi ai-genti Sudor, fatiche e lagrime Dell’Italiane genti. Nè un detto, nè una sillaba Io mai dettai contrasse, Solo l’altrui tirannide Schiave le volle, oppresse. Doti. Ferità. Di fteligion coll’egida Parer volevi un Santo, E chiamar altri origine Del comun duolo e pianto. Se sillaba a’ tuoi Satrapi Dici che mai dettasti, I fogli lor sacrileghi Col nome luo segnasti. Era del tutto inutile Ogni lor scritto ed alto, Ma tu col sottoscrivere Dicevi lor: Sia latto. Ferdinado /. È ver, ma involontario . Seguii l’altrui consiglio, Forza in’ indusse ad essere Dell’obbedienza il figlio. Dott. Ferità. Eri tu più che Principe, De’servi tuoi lo schiavo? Seguir dovevi, o scuotere L’oprar tiranno e pravo. j Signor, e non già fuddito, È chi possiede un soglio, In suo poter sla scrivere : « Questo rigetto o voglio « Sol servo di giustizia È chi governa un regno, Ogni opra sua dee tendere A questo sacro segno. Solo giustizia esigesi Da coronata chioma, E chi dal giusto scostasi Empio, liran si noma. Ferdinando l. I ' j Ah si, sdegnai conoscere Ogni regai dovere, Oppressi, è vero, i popoli Avido sol d’avere. I Ma pur perdona ITALIA Ad un Sovran pentito, E da chi fu dai perfidi Ministri suoi tradito. Questo rimorso orribile Che mi divora il seno, Possa su me rivolgere La tua pietade almeno, E dalla tua memoria Cancelli i falli miei, Falli per cui l’imperio Sopra di te perdei. Dott. Ferita. Che tua vergogna scordisi Questo impossibil fora, Dopo di te, per secoli, Fia che sussista ancora; L’abbominata storia Che i Padri tuoi ricorda, D’altra infamata pagina Tu la volesti lorda.