ricate montava una gioventù animosa, intelligente, eroica, risoluta di morire purché ammazzasse. Poi il sentimento si convertì in abilità, ed inventori improvvisati immaginarono certe barricate mobili, di fascinoni e materie molli rotolantisi, dietro delle quali si avanzarono a respingere il nemico caunoneggiante. Ci vorrebbe la penna dell’ Ariosto e il pennello di Borgognone per descrivere le prove di valore de’ nostri. Giovani che mai non avevano visto il fuoco; plebei che ne’macelli deli’ 8 settembre, erano fuggiti al primo abbassarsi delle baionette deJ poliziotti ; donne che il pestìo lontano d’un cavallo sgomentava, erano fatti croi; i timidi prendean coraggio; le colombe affrontavano gli avoltoi. Trattavasi d’insorgere contro 14,000 soldati, agguerriti, ignoranti il nostro linguaggio, e perciò inaccessibili alla corruzione come alla pietà; comandati da uffizioli, inveleniti dal lungo spregio e dalle incessanti slide; obbedienti a un maresciallo, a un viceré che dicevano loro : « Bruciate, rubate, sterminate, purché non si ceda ». Stati sempre in sospetto, come chi tiranneggia, da alcuni mesi eransi posti in minaccia, sicché tutta Italia ne fremeva ; e fin le vostre Calabrie rasscgnavansi a un governo spergiuro, corrotto, abbominevole, perchè il ceffo austriaco si mostrava in nube dal varco dell’ Anlrodoco. Aveano buona cavalleria, artiglieria numerosa, parchi di racchette incendiarie, magazzini, un castello, tutte le posizioni. È appena videro la città sommossa, e usciti invano i primi tradimenti, si ritirarono nel castello, nelle caserme sparse per la città e sui bastioni che la circondano e dominano tutta ; a ogni porla 4 o 0 cannoni ; a ogni capo delle lunghe vie, cannoni e bersaglieri; bersaglieri salirono sul duomo, bersaglieri ne’ palazzi : intanto alle truppe e alle batterie sparpagliate pel regno mandavasi ordine accorressero, e accorsero. Bastava quest’imponente postura per isvogliare d’ogni attacco: eia sera del sabato £u il gran momento in cui si risolveva se il mondo e la posterità ci chiamerebbero libelli od eroi. Fra la servitù e la morte non si esitò; e Milano fu in piedi .come un uomo solo, accinto i lombi di fortezza, risoluto all’ estremo cimento per cancellare il trentenne vituperio. Armi non abbiamo ? Le lian bene i nemici nostri; strappiamole loro di mano. E presto se n’ebbero. Le prime furono qualche fucile da caccia, qualche antica sciabola, qualche fioretto, e il più bastoni, armati con qualche chiodo o con forchette da tavola, o coltelli da macello o da cucina; poi si sfondarono botteghe d’ armaiuoli, si spogliarono armerie archeologiche; e vcdeansi commiste nuovissime carabine con labarde del medio evo; eleganti pistole con stiletti della Lupa o d’Ayala; lunghe colubrine a ruota con mazze ferrate: sinché non s’ arrivò a disarmar i nemici. Si ebbero anche quattro cannoni, ma a che servivano se un sol cannoniere non si trovava? Poi le munizioni erano scarse, e la gola del cannone ne inghiolte assai ; mentre di polvere voleasi fare sparagno pei bersaglieri. Questi lasciavano tirar il cannone, scaricare i fucili nemici, poi col loro moschetto saltavano fuori, e a mira certa ne metteano a terra uno per ogni colpo. Specialmente prendeano di mira i cannonieri; quel che presentavasi a puntare ii pezzo, cascava colpito : sottentrava un altro, ma tremante ; infine uccisi gli ad-