335 straniero non dovea più calpestare la nostra città — Gli eventi vollero il contrario — Ma noi ci siamo rigenerali al battesimo di sangue; la morte de’uostri cari caduti al fianco ne cresceva l’ardire, perché cran vittime da vendicarsi. Abbiamo veduto il volto de’nemici abbruttirsi al fuoco dei nostri cannoni, de’nostri moschetti, e farsi scudo e strada de’propri cadaveri per giungere sino a noi — La nostra contrada è ora contaminata, ma per poco, ne andiamo sicuri — Siamo fuggiti, ma non esuli — Non si è esule in terra italiana, in una terra che ci chiama fratelli, che ci rinfranca, che ci è larga di amorevolezza e di conforto. Grazie e mille volte, o Veneziani; interpreti del sentimento dei pochi qua venuti, dei molli che verranno, e di tutti quelli che rimasti nella nostra cara città, oppressi dall’odiato aspetto dello stranieroj ci indicavano l’amica Venezia, consapevoli al certo, come fosse nella sventura questa terra ospitale. Abbiatevi le benedizioni di Dio, e degli uomini, e l’antico asilo di profughi generosi conservi altra volta all’Italia il Palladio della sua libertà. Viva l’Italia! VIndipendenza ! I’ Unione! A NOME de’PROPRI CONCITTADINI I Vicentini DAL FERRO — DALLA VECCHIA. 16 Giugno. Onore a Voi, o generosi! Più vicini d’ogni altro al Trono di Pio, Voi primi v’inspiraste alle sante parole con cui egli scosse dal lungo sonno l’Italia. Spontanei brandiste le armi, e, abbandonando spose, madri, sorelle, volaste ove si combatte per la gran causa della Indipendenza Italiana. La croce che vi brilla sul petto, il tricolore vessillo benedetto da Pio che vi precede, e il santo furore che vi anima, spaventarono 1’ austriaco il quale si vide costrclto a rivolgere contro Voi quelle armi che egli meditava di opporre al valoroso esercito Italico sulle rive del Mincio e dell’Adige. Voi per ben due volle lo respingeste da Treviso e da Vicenza, città nelle quali ogni resistenza pareva impossibile. Doveste finalmente cedere ad un triplice numero di nemici, ma il momentaneo conquisto di quelle città, che nulla influisce sulle sorti dell’italica guerra, scompaginò le lor file, e agevolò la vittoria al magnanimo Carlo Alberto. Molti dei vostri fratelli cadeano sul campo. Ma l’Angelo di Dio raccolse quelle croci eh’essi morenti baciarono, e, tinte del loro sangue, le Pose sul petto d’altri fra Voi generosamente accorsi al grido d’Italia. Fratelli ! Al Vostro arrivo Venezia vi salutò col saluto dei prodi additandovi il posto assegnato al vostro valore. Si avvicina il gran giorno 111 cui ci scambieremo il bacio dei vincitori, dei liberi. CoraggioFratelli! Viva l’Italia! B. BENVENUTI — A. ZANADlO — A. SCARPA — P. PONZONI — G. B. MEDUNA - G. BERGAM1N — R. VI ANELLO.