336 46 Giugno. Veneziani ! La più sicura espressione eli vero patriottismo è in una generosa nazione il far prova di civile coraggio. Non è civile coraggio quell’effimero entusiasmo, che si risolve nel calore di patriottici canti, nell’esaltamento della vittoria: il civile coraggio si mostra nell’indomito valore di chi impugna il brando difensore della patria; il civile coraggio si manifesta nell’imperturbata fermezza di consiglio di chi sovraintende alla pubblica cosa; il civile coraggio si appalesa nella dignitosa calma di un popolo che non si sconforta all’annuncio di un sofferto rovescio, condizione ordinaria delle belliche vicende; ma che sorge più forte alla tutela, alla redenzione delle minacciate o delle conculcate libertà. Il civile coraggio, simile a rinchiuso vapore, prende novella vigoria quanto più potente è la forza che lo comprime. Veneziani! Treviso e Vicenza mostrarono già all’Austriaco ed all’Europa intera che noi slamo i figli non degeneri degli croi di Legnano e di Lepanto, i degni successori dei Ferruccio e dei Dandolo, quegli stessi italiani delle cinque giornate di Marzo. Treviso e Vicenza mostrarono all’evidenza che una valorosa popolazione può lungamente col suo petto sopperire alla diffalta di naturali baluardi. Questo a conforto del nazionale nostro orgoglio. Qual argomento d’altronde abbiamo noi per sfiduciarci? La resa di Vicenza e di Treviso? Napoleone il più grande capilano dell’età moderna abbandonava soventi volte l’una dopo l’altra le conquistate città, che non gli offrivano punto di appoggio strategico, certo che di esse ei sarebbe tornato signore al primo lampo delle vittoriose sue armi. L’esercito Piemontese è vincitore fin qui: desso sa e non paventa Radctzky già signore e prossimo ad esserlo di Vicenza, di Padova e di Treviso, conscio che una gloriosa sua mossa saprà ridonare all’Italia, in un istante e senza sangue, quelle venete città occupate ora dall’inimico con tanto sacrifizio di vittime e di onore. Perchè verrà meno il coraggio? Strategicamente parlando, la presa di Peschiera vai bene la presa di Vicenza e di Treviso. Una vittoria vale dieci fortezze, una fortezza vale alcune volte un regno. L’eroica resistenza di Masscna in Genova agevolò a Napoleone la vittoria dì Marengo, e .Marengo gli pose fra le mani io fortezze ad un tempo. Oserà il tedesco attaccare i nostri Forti? Troverà la sua tomba, perchè non s’invilirà mai il nostro spirito, perchè quell’esercito ch’ebbe a sagrìficare migliaia di vittime per conquistare città credute fino allora non difendibili da più esperti capitani, troverà il suo sepolcro innanzi ai validi propugnacoli di Venezia. Quanto poco valga militarmente la occupazione delle città ch’ora tanto si deplorano, ce lo mostrò l’austriaco stesso quando, nelle giornate di marzo in mezzo ad inermi popolazioni, si ritirò armato e numeroso. Vicenza e Treviso avrebbero con più ostinata resistenza soggiaciuto inutilmente a tutti gli orrori della guerra. Se Padova avesse accettata la lotta sarebbe andato perduto per la