331 alla quale più specialmente appartenete, racquisterà quelle istituzioni libere, che la frode e la violenza le hanno tolte, dal mio animo addolorato per sempre da questa umiliante diserzione, si alzerà una voce per chiedere che ne’ monumenti delle vostre rispettive comunità si leggano incisi i vostri nomi. Intanto a voi, sebbene ridotti in piccolo numero, rimane molto da fare. Dovete tra i prodi mostrarvi prodi. Dovete per lo meno uguagliare in valore il nostro decimo di linea, ed il primo nostro battaglione di vo-lontarii, i quali seppero meritare 1’ ammirazione di S. M. il re Sardo. Esser dovete prodighi tanto del sangue e della vita, da far dire al mondo che coloro, i quali ricusarono di seguirci di qua del Po, furono sedotti, ma mancar non potevano di coraggio, essendo vostri conterranei. Yoi non sarete, siccome minacciavano i satelliti di reo potere, esuli e spatriati. È patria vostra ancora ogni provincia che giace fra il Tronto e le Alpi. Ed io raccomanderò a tutti i governi d’Italia di trattarvi come proprie truppe, e di darvi le ricompense che saprete meritare. Che, qual tenero padre non avrò riposo nel cooperarmi al vostro bene, ve ne può essere guarentigia 1’ affezione in me cresciuta e santilicata dalle sventure, che ho nutrita in tutto il corso di mia vita per la nostra terra materna, affezione che mi seguirà al sepolcro. Dal quartier generale di Venezia, li 15 giugno 1848. La piazza di S. Marco, ove lanle volte si videro sfilare dinanzi all'insolente comando di stranieri padroni truppe straniere, slrumento di tirannide sfoggiato dinanzi al popolo per fargli sentire la sua debolezza; la piazza meravigliosa era ieri tutta ripiena dei soldati della santa alleanza italiana, dei volontarii campioni della patria, venuti da ogni contrada d’ I-talia, per la cui liberazione s‘ apprestano a pugnare. Prima che questi corpi diversi, da un solo pensiero, da un solo sentimento animali, venissero disposti ognuno per il luogo c per 1’ ufficio che verrà ad essi assegnato, si volle che si vedessero in faccia, che si salutassero fratelli in un momento solenne, dinanzi a que’ monumenti che uomini liberi eressero, e dai quali e’ devono tener lontana per sempre la peste straniera; si volle che udissero la parola italiana da un duce, che, dopo aver combattutto per la libertà della patria, esulò per molti anni, portando in ogni paese nel cuore il fuoco sacro del patrio affetto, perchè lutto divampasse nel giorno del bisogno. Ed i militi, bellamente schierati e pronti e destri agli esercizii ed alle manovre, come quelli che sono guidati dal cuore e dall’ intelligenza, "on dal servile comando; ed il popolo, che in essi ammira sè medesimo, sentendo che anche il suo braccio disusato dall’ armi potrà trattarle con-h'o il nemico comune, sentivano che quella non era una mostra fatta a pompa, a sollazzo, ma una rivista nella quale un tacito giuro si levava Il tenente generale comandante in capo GUGLIELMO PEPE. 16 Giugno. Gazzetta)