332 da ogni petto, di perire combattendo, piuttosto che di cedere un’ altra volta le belle nostre contrade. Il generale Pepe, bello di sua onorata canizie portala per tutta Europa, rappresentava un’ idea, 1111 sentimento covato per tanti e tanti anni nella mente e nel cuore d’ ogni vero Italiano. Egli era lì come la tradizione delle glorie e delle sventure e delle opere dJ una generazione, che si trasmette ad un’ altra generazione. Sul voito del vecchio, salutato dal-F entusiasmo popolare, quando, abbracciando il presidente Manin mostrava la continuità del presente molo italiano con quelli che lo precedettero, la generazione nuova doveva leggere il dovere di rimettere ai figli intera e cresciuta 1’ onorata eredità dei padri nostri, che operarono per la libertà della patria, anche quando meri prossimo s’intravvedeva il premio alle loro fatiche. 11 plauso popolare accolse un altro esule, che perdette per noi la destra, che pugnò tante volte dove era aperto un arringo per combattere a favore della libertà dei popoli. Il generale Antonini si mostrava per la prima volta al popolo, il quale vede in lui quasi il simbolo della guerra presente. Bello ditalli è il pensare, che il prode generale, con una legione di esuli Italiani, sia venuto di Francia in Italia, poi mandato dai nostri fratelli di Lombardia a difendere Venezia. Il comandante di Venezia, nel-1’ ordine del giorno che pubblicava iersera, invitando dei corpi della nostra guardia civica a darsi la volta di otto in otto dì, assumendo coi militi fratelli la guardia dei forti, espresse il desiderio di molti, il bisogno di tutti, e l’idea dell’ affratellamento, che la guardia civica è chiamata ad operare fra tutti gli armati Italiani. • 16 Giugno. (dalla Gazzetta) CAPITOLAZIONI DI VICENZA E DI TREVISO. Il giorno 9 giugno, gli Austriaci si vedevano a poca distanza da V i-cenza arrivare da tutte le parti, senza che si potesse stabilire per qual via ed in qual punto avrebbero incominciato 1’ attacco. Poco dopo si a-vanzarono sino a vista della città, accerchiandola, e facendo dei terrapieni per difendersi dalle nostre artiglierie avanzate. Alla mattina del 10, alle 4 antimeridiane^ il nemico diede un attacco furibondo dal Monte intorno della cillà, raddoppiando gli sforzi a Porta Monte, Porta Lupia, Porta Padova, Porta S. Lucia; 1’ attacco fu meno vivo, comunque contemporaneo, a Porla Castello, S. Bortolo c S. Croce. Le truppe Italiane fecero prodigii, resistendo per 17 ore continue alle forze nemiche, costituite di 40,000 uomini e 118 cannoni di grosso calibro, con razzi e obizzi in quantità, senza perdere un palmo di terra. Se la prepotenza del numero delle forze nemiche non avesse falt° cadere in potere degli Austriaci la posizione del Monte, Vicenza avrebbe resistito ancora, sebbene i soldati fossero sfiniti per fame, e non potessero essere sostituiti i più stanchi, perchè la forza nostra non toccava il quai't0