•466 1’ altrui dignità, credete al vostro avvenire ; non confondete insieme, >11i-isi in un sogno pauroso , Legnano e Campoformio. Parlate con (’ ardire della coscienza alla coscienza sua; ditegli: u vi calunniano, sire. Alzate la voce a smentir la calunnia. 55 Ripetete la parola da voi detta nell’ allo di sguainare la spada. Voi scendeste a com-battere senza mercanteggiar le battaglie ; e cosi oro vorrebbero far di voi un avvenni turiere che cerca non il premio ma il prezzo. Eglino congiurano contro l’onore vo-5? silo ! e l’odio austriaco è una carezza appetto all’imprudente amor loro. « A queste parole uscite, o Veneziani, dal pieno della CnS lenza, risponderebbe la coscienza del genere umano. Prima di risolvere, interrogate il re in questo modo: attendete almeno la risposta sua. Ma qualunque partilo prendiate , io vi prego di pensare min cosa : che il re nè altri potrebbe in un attimo sbrattarvi d intorno il nemico, fornirvi danaro e milizie; che dovreste ancora per qualche tempo difendervi e mantenervi da voi, E quand’anco necessità non ci fosso, ci sarebbe debito sacrosanto d’onore. Pensale al riparo come se Carlo Alberto ed alili non vi potesse punto soccorrere, o perirete. E per non perire fcisogna che il governo novello faccia quelle cose che il passato non ebbe il tempo o la fermezza o i modi ili fare: bisogna ravvivare l’ardor degli spiriti intiepidito, rinforzar la potenza del saerilizio, rendere le opere generose quotidiano alimento dell’anima ; rendere le abitudini dèli’inerzia, della mollezza, del lusso, della leggerezza, dell’albagia, vituperate ed. infami ; non aver tanto riguardo al titolo di governo provvisorio, che non si ponga mente a fondare istituzioni che durino, costumi che mutino in meglio le nature, leggi che guariscano da radice i unii antichissimi ; riformare con coraggio pietosamente severo l’amministrazione, ch'è austriaca tuttavia; sgombrare gl’impieghi oziosi, semenzaio di schiavi; abbracciare nel giro del governo i più probi e abili tra gli avversi, collocandoli in posti senza pericolo, dove si vengano rieducando; tenersi in coriispon» di'li/.a viva con la nazione, e da lei sempre atlingere vita e consiglio. Bisogna rendere pilli guerriero l’aspetto e gli usi della città; dalla guardia civica trarre uomini che s’affatichino come soldati al militare servigio; eleggere capitani giovani e a’quali il sapiente uso del tempo sia la pii) preziosa dell’arme; far meno gravosa e più rigidamente s n-dacata 1 amministrazione militare ; alleggerire gl’inutili dispendi!, ai necessaiii provvedere con collette, con offerte, con prestili, di Venezia in prima, poi di tutte le città e delle terre d’Italia. Ma prima Venezia dee dare in sé stessa esempio di generosità e di valore: e ne diede già saggio senza rumore di vanti; e i suoi crociati combattettero a Palmanova, a Treviso, a Vicenza; e più di diecimila si contano i Veneziani che con 1 armi proprie difendono la calunniata citta. Ma non basta. Molto resta ancora da fare ; a non crediate che il troncare oggi la questione-del vostro destino sia un dileguare il pericolo, Avrete un peso e un’umiliazione di più, non un dovere o un dolore ili menu. Vedete la Lombardia, che accorta appunto del vero suo stato ricomincia i suoi magnanimi sacritìzj, come se fosse sola, e non sotto l’ombra d’un re. Ma se quest’ombra di »■e dovesse unire e felicitare l’Italia, io primo lo griderei signore di Venezia, e il suo titolo scriverei ool mio sangue. Adempia Iddio i desidero miei a prò’di questa terra diletta, e sperda i miei dolorosi presentimenti. La proposizione sulla quale io chiamo la deliberazione dell’Assemblea è in questi termini! -i differire la decisione a guerra finita; scrivere al re di Sardegna e a tutti gli » stali d’Italia ohe la ragione del differire è il rispetto alla nostra e alla comune di-s» gnilà: chiedere i necessaiii soccorsi a questa guerra ch’è non solamente guerra Veneta ss ma Italiana; e imporre a Venezia ohe si mostri degna dell’aiuto altrui aiutando con 91 ogni maniera d! sagrifizj sè stessa. ;« DISCORSO SECONDO. (jl.iochè siamo, o cittadini, al secondo punto, cioè se Venezia abbia a fare uno stato da sè, o associarsi al Piemonte; non debbo lacere che la questione, posta così, sempre più mi dimostra l’inopportunità del trattarla in queste stietle di guerra. Perchè potrebbe essere che ¡’aggregazione deliberata adesso, paresse alto invalido a ehi la giudicherà con Ultimo riposato, e preparasse forniti di discordie e rivoluzioni; potrubb’ essere che I’ aggregazione intempestiva nocesse al Piemonte stesso, suscitando le pestifere gare municipali, delle quali vediamo già un dolorosi! principio. In tale frangente nè Venezia nè il Piemonte può conoscere quale sia veramente il suo meglio. Detto questo perchè la co-«eivtua me l’imponeva, ripeto che il domandare se Venezia abbia a fare uno staio di