124 Marciarono le truppe Pontificie della linea in numero di circa 8000, tra le quali 4000 Svizzeri, assai bene disciplinati ed agguerriti, e seguite da circa 42000 tra corpi franchi, Guardie civiche e volontari. In complesso erano circa 20,000 uomini che frettolosamente dai confini del regno di Napoli eran marciati sul Po. Le feste, l’allegria, l’accoglimento, il buon umore di questa gioventù consolarono l’Italia tutta. Durando e Ferrari erano i condottieri. Quantunque ignoti alle truppe ed agli Stali del Papa, tutti confidavano in loro. Durando aveva passato il Po, era entrato nel paese veneto colle truppe di linea , si dice senza averle mai passate in rivista. — Il generale Durando circondato da uno Stato maggiore di persone nuove ed inesperte nell’arte militare, non aveva presso di se alcun ufficiale delle truppe del Papa, niun Svizzero, il che aveva sorpreso e spiaciuto. II 9 maggio il generai Ferrari fu dal nemico attaccato a Cornuda, dove fu costretto di battersi in una posizione non favorevole, e dove avrebbe avuto bisogno d ulliziali esperti. Malgrado ciò le legioni civiche, il battaglione de’ bersaglieri, proietto da una cinquantina di valorosi dragoni pontificii e da duepezzi d’artiglieria, sostennero con coraggio circa dieci ore di fuoco, che permisero al generale Ferrari di ritirarsi sopra Treviso. Il giorno il il generale Ferrari si decise d’uscire da Treviso con Ire battaglioni di linea , cioè due di cacciatori, uno di granatieri, uno squadrone di cavalleria ed alcuni pezzi. Supponendo il nemico privo d’artiglieria, il generai Ferrari fece avanzare la sua truppa in colonna serrata, persuaso di respingerlo colla baionetta; ma apertisi i ranghi nemici, venne scoperta una batteria che fulminò colla mitraglia la lesta della sua colonna. Non potendo cambiar posizione a causa dei fossi che fiancheggiavano la strada , le nostre truppe furon costrette di retrocedere, soffrendo gravissime perdile , e di ritirarsi in Treviso in sommo disordine abbandonando anche un pezzo. La mattina del 12 il nemico comparve sotto le mura di Treviso; gli emigrati Italiani e qualche compagnia di corpi franchi gli andò incontro per tirarlo sotto le batterie, postate sulle mura della città. Le cose erano in questo stato, quando le Legioni civiche, gli Studenti con alcuni pezzi ¿’artiglieria ebber l’ordine dal generale Ferrari di lasciar Treviso. — 11 rumor del cannone, i fuochi del moschetto che si udivano sotto le mura, animavano le Legioni Romane che volevano andar sulle mura, che volevan uscir dalle porte per affrontare il nemico. Fu allora che il generai Ferrari giustificò la ritirata sopra Mestre per la mancanza dei viveri; per non agglomerare truppe inoperose; peravere delle colonne mobili da unire al generale Durando (*). I Trevisani gridavano spaventali : perché abbandonarci in questo momento di periglio, in questo momento che abbiamo bisogno d’ajuto e di forze?-—L’indignazione di questa gioventù, diretta suo malgrado sopra Mestre, fu tale che le teste si esaltarono. Si cominciò a gridare al tradi- (*) Si veda in data ilei i!S, Supplemento all’ordini; dii giorno i\ maggio »8/(8 Divisione Ferrari.