309 contro una terza persona che non ebbe alcuna parte nella irragionevole od infondata accusa data da quel ministro al nostro Governo, questo è ciò che non ci parve giusto. Noi vogliamo essere imparziali con chiunque, quindi dobbiamo esserlo anche coi Governi, ed anche coi Re. E se non ci siam fatti nè ci faremo mai alcun riguardo di accusare Governi e Re quando ci sembrerà di averne buona ragione, da altra parte non ci faremo alcun riguardo di difenderli quando ci sembri che sieno accusati a torto. Qualunque esser si possano le nostre opinioni politiche, noi non agiremo mai per ispirito di partito. Imparzialità prima d’ogni altra cosa. Nella seconda parte di quell’articolo che abbiamo qui sopra accennato si accusa re Carlo Alberto di avere mancato alle sue promesse, accettando nel suo quartier generale le dedizioni parmigiane, piacentine, modenesi e lombarde. Questa accusa è inesatta in fatto, e per quella parte dei fatti che è vera, è infondata in diritto. È inesatta in fatto in quanto airaccettazione delle dedizioni lombarde; questa accettazione non è mai seguita finora, per quanto crediamo; anzi abbiamo buona ragione di ritenere che la dedizione non sia mai stata fvrmalmente offerta, e che a quelli che andarono a parlarne al campo non sia stato dato favorevole ascolto. Nè questo risultato ci sorprenderebbe minimamente se fosse vero, come crediamo, perchè noi abbiamo opinato, ed espresso più volle in privati colloquii, che la definizione delle inconsulte misure adottate dal Governo centrale di Lombardia (forse per una colpevole debolezza verso le mene di alcune autorità provinciali), misure che influirono così sinistramente sul vergognoso scisma delle provincie venete dal loro Governo centrale, questa definizione doveva riescire assai difficile, perchè quelle misure, così com’erano, non potevano riunire il tornaconto dei paesi che adottavano la fusione, e quelìo del re. Ma su epiesto tema particolare ci diserbiamo di tornar quanto prima con apposito articolo. Quanto all’avere accettate le dedizioni di Piacenza, di Parma, di Modena, noi non troviamo che si possa darne taccia a Carlo Alberto, anzi ci sembra che esso non avrebbe forse potuto rifiutarle. Le sue promesse di aiuto, lasciando però che le popolazioni si costituissero a guerra finita, non erano già dirette ai Piacentini, ai Parmigiani, ai Modenesi, ma bensì ai Lombardo-Veneti. Questi ultimi soli avevano bisogno d’aiuto contro il tiranno da loro rovesciato, perchè questi aveva ancora forze sufficienti per tormentarli, per riconquistarli forse, invece i primi l’avevano già fatta finita coi rispettivi Governi, nè avevano ora più guerra in casa loro, anzi molti dei loro ci erano venuti in aiuto. Si potrà bensì dire che i Governi provvisorii di quei Ducati si sono fissai male diretti nel provocar la fusione col Piemonte in una forma illegale, prescindendo dalla convocazione di una Assemblea Nazionale, che "el caso loro avrebbe tanto meglio potuto essere convocata in quantochè casa loro la guerra poteva anche dirsi in certo modo finita. Ma questo e un rimprovero giustissimo bensì verso quei Governi provvisorii, non verso il Piemonte, il quale come nazione già costituita ha pur debito di