337 nostra causa un valido presidio d’italiane milizie, che serviranno invece utilmente a proteggere in Venezia l’estremo baluardo dell’indipendenza delle venete provincie, purché il coraggio civile e marziale di questa cittadinanza si aggiunga all’annegazione ed al fervore, onde sono animate le truppe italiane, purché una confidenza troppo cieca sul soccorso altrui non ci addormenti, purché la difesa della patria sia l’unico nostro attuale pensiero, purché una troppo facile diffidenza non faccia perdere la stima tanto necessaria dei dipendenti ai superiori, purché un mal fondato malignare non iscoraggi gli uomini di cuore e di senno dal porsi alla testa delle cose nostre per la tema di veder leggermente compromesso la loro riputazione dalla credulità degli stolti o dall’arte dei malvagi che, venduti ai nostri nemici, tra noi seminano diffidenza e scoraggiamento per raccogliere il frutto della loro malizia nella nostra divisione e nel nostro avvilimento. Il governo di Milano, quando ebbe comunicazione della sorte toccata alla valorosa Vicenza, e prima ancora che sapesse di Padova e di Treviso, scrisse la seguente lettera al sig. Restelli, incaricato presso la Repubblica veneta. È questa una nuova testimonianza dell’ affetto, con cui ci guardano i nostri fratelli e della prontezza eh’ essi mettono a soccorrerci nel nostro bisogno. Ciò non può che viemaggiormente animarci a metterci con tutta l’anima e con ogni sforzo a proseguire la guerra santa: La tristissima nuova, che voi ci avete comunicata, sulla sorte toccala alla generosa città di Vicenza, ci ha dolorosamente colpiti, ed ha prodotto anche in questa città un senso universale di dolore, ma non di sconforto. Per parte nostra, nulla pur troppo possiamo fare in efficace aiuto di co-deste provincie, alla cui difesa volentieri invieremmo altri rinforzi, se, nelle presenti nostre circostanze, altri ci fosse dato raccozzarne. Però assicurate a nome nostro il governo della Repubblica veneta, che la Lombardia, ora più che mai, dichiara altamente che la sua sorte è inseparabilmente sposata a quella delle provincie della Venezia, e, che tutta si adoprerà, sia per sé stessa, sia colla propria azione presso il re Carlo Alberto, perchè un pronto soccorso sia loro prestato; un soccorso che 'alga a liberare le infelici città rioccupate, e a tutelare le altre. Le nostre truppe, sebbene poco esperte sinora, moveranno sollecitamente al campo a prender luogo di quelle, che speriamo presto salutare vittoriose al di là dell’Adige. Frattanto il governo veneto si rincuori e faccia animo alle sue provincie, che se le sorti della guerra sono titubanti, l’esito ne è sicuro, e si accerti che la Lombardia saprà spargere 1’ ultima goccia dei suo sangue, anziché abbandonare nella servitù la propria sorella. Casati Presidente. Borromeo Giulivi. UNA SOCIETÀ’ DI PATRIOTTI. 17 Giugno. Gazzetta) Al signor avvocato Francesco Restelli. Milanoj lo giugno 18-48. T. II. 22