3 1 Maggio. (dalla Gazzetta) TOP ALTRI INTERPRETAZIONE SEVERA. Quando il Governo provvisorio, scrivendo alla Grecia, accennava che migliaia di Greci ora parlano l'italiano, come un tempo migliaia d’italiani parlavano il greco, sperava, con questo affronto, far manifesto ad ogni uomo, che Venezia tanto era lontana dall’aspirare all’ acquisto delle Isole Jouie, quanto dallo sperare che potesse di nuovo innalzarsi sulle ton i di Costantinopoli la sua bandiera. Poche parole che la Gazzetta , nella parte non ufficiale, non mise di suo, ma per inavvertenza ristampò copiate da un Giurimi milanese , non metteranno al certo in sospetto i potentati europei. Taluni accusano il Governo provvisorio di grettezze municipali ; altri lo fanno avido di lontane conquiste. È egli necessario ridire che Venezia rispetta i princlpii altrui; che non intende nè violentemente distaccarsi, nò violentemente congiungersi ; ch’ella non altro desidera se non la vera, cioè la spontanea ed intrinseca e leale unità ? Da molti Giornali della Penisola vengono accuse a Venezia perché ella, ottenuto di allontanare l’insolente Austriaco, si eresse in Governo provvisorio di una llepubblica. In questo fatto altri vede un isolamento, altri un motivo di scissura; chi un municipalismo, chi l’aspirazione ad un’utopia. 11 leone resuscitato minaccia l’unità, l'indipendenza, la libertà d’Italia. Se il latto avverasse il detto, Venezia si stimerebbe il Caino dei fratelli italiani, nè l’ali del suo leone varrebbero a proteggerla dalla maledizione di Dio. Ma i popoli sono più giusti degli scrittori. Accenniamo i fatti, e questi valgano a schiudere gli occhi de’ ciechi. 11 grido, la bandiera, gl’indirizzi, i richiesti soccorsi, le Crociate, il libero universale voto futuro nell'Assemblea, sono da parte di Venezia atti che s’improntano tutti di uno spirito italiano — Uno, indipendente, libero. Nè i fratelli ci ributtarono, nè furono mcn caldi di patrio amore pei Veneti. Chi non accorse a noi ? Pontifici]', Piemontesi, Lombardi, Napoletani, tutti quanti sono Italiani, ci mandarono Generali, militi, armi e na\igli. I petti de’ nostri fratelli affrontano le palle del barbaro per noi fratelli della Venezia. Fratelli già liberi danno la vita per fratelli che vogliono essere liberi ! Oh ! Venezia, non che sconoscente ed ingrata, è commossa nel fondo dcH'anima, piange lagrime di riconoscenza e d’affetto , e verrà giorno che, in faccia al mondo, saprà provare che non sono sterili gli abbracciamenti ed il pianto, con che elia è costretta adesso di ricompensare i fratelli. Se Venezia ebbe in sorte dal cielo che si risparmiasse il sangue de’ ligli suoi, che non ferissero quasi per incanto le mille baionette che stavano sospese sui petti degl'intrepidi, che sotto agli occhi de!-l'istupidito Austriaco inalberavano sulla piazzala tricolore bandiera; se il coraggio disarmò il \ ile, l’arte lo vinse, la minaccia {’intimidì; se Venezia