356 Su queste basi furono calcolati dal Comitato tli guerra di Venezia gli approvvigionamenti delie tre città di Vicenza, eli Padova, di Treviso. Ogni bocca da fuoco aveva una risei va di cento colpi a palla, e di quaranta a mitraglia; ogni fucile era approvvigionato in ragione di cento colpi, ed a misura del consumo si aveva cura di rifondere le perdite. Ciò lisulta apertissimamente dagli stati degli ufficiali di artiglieria, e dalle ricevute dei capi dei corpi, rhe presedevano a quelle piazze. Per accrescere i mezzi di difesa, il sig. generale Durando, che comandava Vicenza, chiese due moitai, ed il ministero di guerra di Venezia si fece premura di spedirglieli immediatamente, sono la data del 5 giugno, unendovi duecento bombe, duecento obici carichi, e varii barili di polvere. A questa spedizione furono aggiunti quattro pezzi da dodici, forniti delle rispettive munizioni, più una forte riserva di cariche pei pezzi, che già esistevano nella piazza. Con questo aumento, In città di Vicenza veniva ad essere armala di ventidue bocche da fuoco, tutte appiovvigionate almeno a duecento colpi. A queste bisogna aggiun-geie le due batterie pontificie estera, cd indigena, di sei pezzi cadauna, due pezzi d’arii-glieria civica romana, e due delle legazioni: totale, trentotto p. zzi, tutti completamente approvvigionali. Tale poi era ¡’abbondanza delle cartucce d'infanteria, che il prelodalo, sig. geneiale Durando, a di cui disposizione se ne teneva una riserva di quattrocento mila nel foite di Marghcra, si conlentò di librarne soltanto la quarta parte, ordinando che gli fossero riservate le allre, allorché ne avrebbe fatta richiesta. Sullo stesso piede, per lo meno, erano fornite le piazze di Padova, e di Treviso, e quesl’ultima si trovava tanto più largamente dotata, quanto che essa possedeva la sola fabbrica di polvere che esista nello stato veneto. li per provare che queste piazze fossero più che sufficientemente provvedute, basii il riflettere, che esse poterono gloriosamente resistere ai forti e replicati assalti, che sostennero prima dell’ultima catastrofe, nè giammai fu alzato allora alcun lamento per mancanza di munizioni. Allorché giunse a Venezia la dolorosa notizia degli ultimi casi di Vicenza, il ministero della guerra, di suo proprio movimento, si fece sollecito d’arrischiare sulla strada ferrata, c di dirigere a Padova un grosso convoglio di munizioni, affidandone la condona ad uti distinto capitano eli stato maggiore, che disimpegno esaltissimamcnte questa in-cumbenza. Consisteva questo, in centocinquantamila caituece da fucile, centoventimila capsule, duemila duecento palle di varii calibri, mille spollettc, ed alcuni barili di polvere. Aggiungasi, che Padova aveva già una forte riserva di polvere, che. si era pioni-rata per proprio conto. Si fece sollecito nel tempo stesso il minislero di trasmettere una uliima dettagliala istruzione ai Padovani, sul modo con cui dovevano regolare il servigio, per non ¡stancare di troppo la guarnigione; avvertendoli di usare con molla economia delle munizioni, mirando queste più al buon effetto, che ad uno strepilo vano e dispendioso, e ricordando loro, che i caltivi soldati e i cattivi cannonieri tirano spesso e senza eflrtlo, ed i buoni invece puntano con esattezza ed incolpo sicuro. Le cose qui sopra dette, risultano da atli ministeriali, che al bisogno saranno prodotti a chiunque voglia consultarli. Non vi è dunque sfata, per parte del Governo veneto nè avarizia di sussidii, »>e freddezza di cooperazione. Allorché però il Governo ed il ministero conobbero megli0 e per più sicuri rapporti, 1*esuberante superiorità delle forze nemiche, tenuto maturo consiglio cogli ufficiali generali e superiori di questa residenza, si trovò in dovere di provvedere alla salvezza delle guarnigioni di Padova e di Treviso, ritirandole su qursia piazza, onde riservarle a più utili momenti per la difesa del paese. Provvide nel tempo stesso a tutte le misure, e prese tutte le precauzioni, che potevano agevolare questa evacuazione. Treviso non volle obbedire, e pagò la sua indocilità colla inazione tempo-raria, a cui sono ridotti tremila cinquecento valorosi. I sei mila difensori di Padova eseguirono la loro ritirala, ed hanno ora la soddisfazione di sfidare in faccia l’Austriaco, che si duole di non averli potuti confinare cogli altri sulla destra del Po. Questa misura, consigliata da lutti i buoni principi! di guerra, è stata onorata esplicitamente deli’approvazione dal quartier generale di Carlo Alberto. Questo solo risponderemo alle accuse della Gazzetta dì Bologna (N. 109), circa alla mancanza di munizioni in cui si dice lasciata Vicenza. La Gazzetta poi non p0' Irebbe bruttare le sue pagine di accuse indegne, preparando, come dice, una nerissima pagina alla storia di Venezia, se volesse informarsi di quanto Venezia fece finora. L irl' giusto accusare la città di Venezia di aversi lasciata soccorrere dagli altri soltanto. Sono