395 nell’orrore della schiavitù..... Cittadini, perseverate..... Fra pochi giorni il vessillo italico poggerà sulla cresta delle Alpi. Colà soltanto noi potremo stringerci in pace onorata colle genti che ora siamo costretti a combattere ». Alfine si proclamò : « La causa della nostra indipendenza è vinta, vinta nel fatto come lo era già nelle idee e ne’desiderii di tutti. Lo straniero lugge, cacciato dalle armi cittadine, inseguito dall’esecrazione universale. Fra non molto, tutto il paese sarà sgombro, e i Lombardi potranno abbracciare i loro fratelli colla coscienza e coll’orgoglio d’una libertà dovuta alla concorde energia dei loro sforzi..... La vergogna di trentaquattro anni è espiata; espiala coll’audacia del conflitto e colla sublime mansuetudine del perdono ». Di fatto, con ¡sforzi indicibili era stata presa la Porta Tosa il mercoledì 22; e da quel giorno contano i Milanesi la loro liberazione, giacché si trovarono in comunicazione colla campagna e coi fratelli affollati di fuori. La sera parve destinala dal nemico all’estremo sforzo; volavano bombe, palle incatenate, razzi incendiari)'. Si raccomandò acqua alle barricate, di risloppar le cantine, di raddoppiar l’attenzione e lo all’erta e le campane a martello : e il cannonamento rinforzò per 6 ore. Poi ad un tratto silenzio — spaventoso come quel che precede l’uragano. Quando s’ode, oh s’ode che il nemico se n’andò, che fuggì dal castello e dai bastioni, che Milano è libera. Oh la gioia della liberazione! gioia più bella dopo tanto pericolo: più pura perchè meritata con tanti sforzi. Allora uno scampanio festevole; allora un correre, un gridare, un abbracciarsi amici o sconosciuti, cittadini o forensi, e con una frenesia di contento ripetersi l’un l’altro, quasi noi credendo « Non ci son più! non ci son più! » E vedeansi passare drappelli di foresi, coi preti alla testa; passar Genovesi, passar Mon-fcrrini, passar Lombelliui e Piemontesi, passare Svizzeri, tutti che avevano aspettato alle porte, e cinta per di fuori la truppa che cingeva Milano; e che tulli gridavano coi cittadini: « Viva i bravi Milanesi! viva la libertà ! » E voi che per essa avete combattuto e lottato 50 anni, unitevi al grido dell’intera Malia, ripetendo: « Viva i prodi Lombardi! viva l’italiana libertà! 26 Giugno. (dalla Gazzetta) La Dieta Italiana, uno de* pochi giornali che reudano a Venezia la dovuta giustizia, pubblica la lettera seguente : Venezia 19 giugno. Carissimo Amico ! Venezia si addobba come nei suoi dì di fesla e aspetta fidente la battaglia. Una nazione, che non si spaventa d’ assalti, d’incendii, di bombe, di saccheggi e di tutti gli altri benefizii della guerra, è certa di conseguire alla fine il suo riscatto. Venezia, asilo dell’antica libertà ita-