questa s’aggiunsero altri volonterosi giovani distinti per intelligenza e per cuore nelle cinque giornate. Provenendo da Genova a Pavia essa si reca navigando il l’o sulle barche trascinate dal piroscafo Fio IX. In pari tempo s’inviarono a Pavia alcuni allievi della scuola militare diretta dal maggiore Carnevali, come altissimi ad istruire le popolazioni Venete nella costruzione delle barricate, e nell’apprestamanto dei mezzi di difesa dei borghi e delle città. 4 Maggio. MÌLOIiO TRI miMiRDO I.” MI 111 ItOTTORB V18ITÌ. Ferdinando I. Dunque perdetti, ahi misero, D’Italia il regno mio, Dunque i miei fidi caddero Al fulminar di PIO? Doli. Ferita. Gadder, nè quindi sorgere Potran giammai contr’esso, .Sol non oprò, pugnarono Il mondo e il Cielo stesso. Ferdinando /. Dunque fui vinto? Ah sudditi Chi al scettro mio ridona Regno colai, ricchissima Gemma di mia corona? Dott. Ferità. Oliai fior che più rinascere iNon può, qualora, è còllo, Così quel Regno, il memora, Al tuo poter fia tolto. Ferdinando I. 0 Padri miei sol’avidi Di gloria e di conquiste Perchè al silvestre Norico Tante cittadi uniste? Or che dirau que’ Principi A cui d’invidia oggetto Era, perche d’Italia Fui reggitore eletto? Dott. Ferità. Ebbri nel cor di giubilo Per tua sventura atroce A ben mortale ingiurie Tulli alzerai! la voce. Dirau che in le dovizie Vivere ognor ti piacque E che il pensier de’ sudditi Lungi da te sen giacque. Che amasti sol promettere Nè mantenere il detto, (Sebben di tua prosapia Questo è comun difetto). Che amasti sol chi prodigo Ti era di false lodi, E facil fosti a credere Semplicità le frodi. Che amasti da le spingere Del guerreggiar la face Sol per poter più libero Goder dell’oro in pace. Ferdinando I. Ali ! non è mia, credetelo, Tutta la colpa, il giuro, Qual cieco mi guidarono Per dubbio calle oscuro. Debole sì ma Barbaro Per mio voler non fui,