24 3 Maggio. &a ^@&©3ì9&aaa sa vaastsi& F. D. GUERRAZZI AMMIRATORE DELLO ALEMANNO G. F. C. SCIIILLER. Generosi Alemanni dalla bionda chioma c dagli occhi azzurri, dal cuore di fèrro e dalla volontà di fuoco , perchè scuotete la testa e brandite le spade con sembianti feroci ? Perchè abbandonate la dolce terra del vostro nascimento , e i cari parenti, e le fanciulle dai lunghi sguardi e dal seno sospiroso ? Onde vinciate il pensiero che per alcuni vostri parenti gli ultimi giorni saranno precipitati fra le lacrime nel sepolcro, che taluna delle vostre fanciulle non avrà altro letto nuziale che la terra fredda della fossa, che la fronda crescente per voi è fronda di cipresso , o generosi figli di Arminio, qualche immensa sventura sovrasta la vostra patria. Ar»ro calca il vostro terreno come un feroce vincitore il petto del nemico abbattuto ? Le ceneri di Gustavo Adolfo si sono commosse dentro la sua cassa di pietra ? Il raggio sanguigno della luna turca si riflette forse sopra le croci di ferro delle vostre cattedrali ? La scimitarra prussiana risuona fragorosa sppra il pavimento dei sobborghi di Vienna ? II cavallo del Franco beve le acque del Danubio , od empie dei suoi nitriti le campagne dell’Ungheria e della Boemia ? Napoleone siede nel trono dei v ostri imperatori, e detta leggi nella reggia di Schònbrunn spaventata dello insolito Signore? No. •— Voi figli della libertà accorrete nella Italia col sacrilego intento di riporle le catene che spezzava con lo aiuto di Dio. — E voi presumete chiamarvi liberi? Sventura a voi! Le mani che seminarono Ja servitù nelle terre straniere non sapranno educare in pairia la pianta della libertà. L’albero sacro rimane inaridito al tocco di mani sinistre. Guardate se trovaste mai danno uguale al nostro , e imparate. L’ a-quila romana, comechè portasse un becco solo , divorò assai più popoli e provincie che la vostra doppio-roslrata. Il cuore di tulle le genti palpitò sanguinoso sotto i suoi artigli. Ella spiegò le ale paurose da un polo all’altro a guisa di uragano desolatore ; — pietà non ebbe e non trovò pietà : i popoli dell’universo sospinsero Funo l'altro contro Roma come a un pellegrinaggio di vendetta. Tutti mossero a scagliare sopra la nostra lesta la loro imprecazione a modo di vittima espiatoria innanzi di venire sagrificata agli Dei infernali. L’immensità della pena corrispose all’immensità della colpa — e forse la superò. Mille e cinquecento e più anni bastarono appena alla giustizia di Dio ! Guardate impressi sopra i nostri volti gli fregi obbrobriosi delle cento nazioni che verniero a vendicare conlro noi gli antichi delitti. I nostri padri peccarono, e non sono più; noi portiamo il peso delle paterne iniquità. — Certo noi poggiamo bene alto , ma chi vorrebbe salire al Campidoglio per essere precipitato dalla rupe Tarpea?