203 al ministro di Pillersdorff, pare che questi non se ne curasse gran fatto, seguendo altra idea fondata su basi diverse. ÌNulladimeno il principe, convinto dell’opportunità del suo disegno, volle renderlo di pubblica ragione ed eccone la sostanza : Ei dice essere corsi prima di lutto due grandi errori nel giudicare le cose d’Italia"; l’uno di credere che tutto questo movimento partisse da Pio IX, l’altro che le prime dimostrazioni venissero solamente dal malcontento per la cattiva amministrazione dell'Austria, quando invece traeva origine dalla ridestata nazionalità italiana. Ed in fatti il primo grido di morte ai Tedeschimosso non già da un cieco odio contro questa nazione, ma per la convinzione che soli i Tedeschi fossero d’ostacolo alla rigenerazione italiana, parti dalla Sicilia, ove pur J’Austria non aveva dominio. Ora a verificare quel desiderio dell’ unità italiana, vuoisi una lerja politica e commerciale di tutta Italia, nè potrà questa acquetarsi ad altre condizioni. Riconoscendo poi 1’ autore nell’ Austria un diritto incontrastabile (!) sulle provincie lombardo-venete, perchè a lei guarentite da solenni trattati, trova non pertanto essere dovere delP uomo di stato e del buon pa-triolta di aver in considerazione piuttosto il vero e durevole interesse della patria, e far questo prevalere ad ogni altro molivo. Ammettendo dunque anche il caso più felice, che le truppe austriache riconquistassero quelle provincie; che ne cacciassero i Piemontesi e le altre truppe ausi-liarie; che la Francia non intervenisse, resterebbe pur sempre all’Austria l’acquisto di paesi devastati dalla guerra, l’enorme carico di avervi a mantenere on presidio di almeno 70,000 uomini, le immense spese che ne deriverebbero; l’odio nazionale sempre più aumentato proromperebbe ad ogni nuova occasione; la lotta sarebbe eterna. Riconoscere quindi il principio della nazionalità italiana è cosa richiesta cosi dalla politica, come dallo spirito del tempo; ma, dall’altro canto, aderire alla formazione di quella lega potrebbe divenire assai pericoloso all’Austria, giacché vi sarebbe motivo a temere che al caso d’ una guerra europea ella potesse prendere un carattere offensivo e funesto all’ Austria. A tutto ciò sarebbe rimediato in questo modo. L’imperatore Ferdinando dichiarerebbe di riconoscere pienamente il principio della nazionalità italiana; egli coopererebbe con ogni mezzo, che fosse in suo potere, alla formazione d’una lega politica e commerciale dell’Italia a condizione Però che codesta lega si dichiarasse uno Stato per sempre strettamente neutrale, e che tutte le potenze europee riconoscessero e sancissero tale neutralità, come fu fallo nel 1815 per la Svizzera. Codesta dichiarazione verrebbe fatta conoscere all’Italia dall’ Inghilterra, come mediatrice, e le seguirebbe un armistizio, durante il quale lo huppe austriache conserverebbero le posizioni che allora tenessero, e snebberò approvvigionate dal paese, mentre dipenderebbe dai Lombardi lo scegliere che i Piemontesi e le altre truppe rimanessero egualmente nelle Posizioni occupale, o se ne tornassero in patria. Sarebbero pur allora invocati tutti i comuni lombardo-veneti a dare il loro voto, se volessero accettare un arciduca d’ Austria come viceré, con larga Costituzione pro-Posta e votata dalla rappresentanza nazionale e sancita dall’imperatore; 0 veramente persistessero nella totale indipendenza, e separazione dal-