479 Ecco il rapporto letto dal ministro della guerra e marina, Puoi ucci, nella sessione del 4, e da noi ieri promesso : Cittadini deputati, Da gran tempo compressa, avvilita, rimpiccolita dallAustriaco, la Marina Veneta gemeva della sua posizione, e rispondeva nel cuore a quei sentimenti di nazionalità, che tanto ardenti scoppiarono il 22 marzo passato. A quel-F improvviso ed energico movimento di tutto un popolo, lo straniero dominatore cedeva il punto più importante, sotto i riguardi militari e strategici, che possedesse in Italia : ma nello stesso suo ritrarsi, non cessava la minaccia. Parte degli Austriaci occupavano ancora il centro della città, e le era pericolo dalla parte di mare la stessa sua flotta, unita ai numerosi vapori della società del Lloyd: società politica almeno, tanto quanto commerciale. La Marina dovette spiegare tutta la propria forza di azione sino dai primi momenti per respingere e render vana quella minaccia. In poche ore, raddoppiando i proprii mezzi, legni, armi, munizioni, disponeva a tutela delle lagune, dei canali, dei forti: e pochi giorni erano scorsi che già 7 7 legni armati presidiavano i tre circondarli che costituiscono la linea di difesa del nostro estuario, e 527 bocche da fuoco la difendevano. Nè minore energia appalesava nella interna amministrazione, affidata ai contr’ammiraglio Oraziani, comandante generale, Milonopulo, capo dello stato maggiore, Marsich, capo militare, con numeroso personale nei varii dipartimenti; riempiendo i molti vacui lasciati dai Tedeschi, mediante la promozione di varii distinti ufficiali. Ma l’armo delle lagune non assorbiva solo Fattività della Veneta Marina: essa si spiegava non meno nell’armo dei forti, che quasi al tutto le era affidato. Le condizioni di Venezia, come fortezza, sono piuttosto uniche che singolari. Ella non è a propriamente dire una piazza di guerra, ma una specie di provincia fortificata, una catena di opere diverse, stese sopra una linea di circa 70 miglia di estensione. Ri parlesi militarmente in tre circondarli, il primo dei quali dalla città movendo a Fusimi, gira per Malghera, arriva alle Porte grandi del Sile, ripiegasi a Treporti, termina a Sant’Erasmo: lungo 42 miglia, e munito di 19.forti, ed opere fortificate. Il secondo è formalo dalla linea dei Lidi, che dalla punta di S. Nicolò, per Malamocco ed Alberoni, si protendono fino all’estremità dei Murazzi di Pelestrina, sopra una linea di oltre 20 miglia, e con io fortificazioni. 11 terzo comprende le difese di Chioggia e di Brondolo, sino alla foce del Brenta e racchiude sei forti. Tutte queste opere, o mancavano affatto d’artiglierie, o le aveano scarse e disadatte: e tutte pur mancavano di quei tanti presidi! che alle guarnigioni sono necessarii. A queste due serie di operazioni, armo dei legni e dei forti, una terza se ne aggiunse, il chiudere ed assicurare, con affondare bastimenti e costruire barricate di legname, gl’ingressi de’porti e dei tanti canali che mettono nella nostra interna laguna, o F attraversano in ogni parte.