449 18 Maggio. (dalla Gazzetta) COMANDO SUPERIORE DELLA CITTÌ E EORTI DI VENEZIA AL GOVERNO PROVVISORIO DELLA REPUBBLICA VENETA, Devo rendere avvertito il Governo provvisorio, come dalla visita da me eifcttuata nei forti di tutto l’Estuario, risulta: a) Che la loro condizione generale è quanto mai vantaggiosa, ed allontana il timore d’uno stringente pericolo. b) Che le guarnigioni tutte a presidio dei forti sono bene animate e ferme di morire piuttosto che cedere. c) Che i rispettivi comandanti fanno osservare la disciplina e sono vigilanti ed operosi. d) Che i plinti^ i quali da molti si ritenevano minacciati e poco difesi, potrebbero sostenere un vigoroso attacco del nemico e respingerlo. Mi gode l’animo di potervi comunicare notizie cosi consolanti, non improvvise a voi, che sapete di quanto affetto generoso si accendano i difensori della nostra indipendenza. Colgo questa occasione per attestare la mia cordiale estimazione a tutti i membri del Governo provvisorio, e mentre ho l’onore di dichiararmi Il Generale Comandai)te ANTONINI. 18 Maggio. Viva r Italia ! Firn V Italia! è il comune grido, con cui rispondono runa dopo l’altra al saluto di questa città le schiere, che da tutte le parti della penisola accorrono a combattere per la libertà e l’indipendenza della patria. Questo grido esprime il bisogno, il diritto, il dovere, il sentimento comune di tutti gl’italiani di qualunque contrada: e qui a Venezia, in questa piazza bella di sua perpetua medesimità, fra un popolo tranquillo e culto, questo grido ha tutto ii suo valore, perchè libero, perchè spontaneo, perchè universale. Uniti nell’oppressione patita dallo straniero, uniti vogliamo essere tutti nel giorno della gloriosa nostra redenzione. La libertà porta la spada dell’indipendenza: e la guerra dell’indipendenza è comune a tutti i popoli d’Italia, perchè tutta la teneva schiava lo straniero. La schiavitù non conculcava no soltanto le provincie della Lombardia e Venezia; ma teneva soggetti e l’agguerrito Piemonte e la Liguria, ai quali divietava d’essere retti con ordini civili e con libertà di consigli, e minacciava dalla sponda del Ticino; e più che schiave Modena e Parma, che nella comune servitù aveano il privilegio di godere i loro particolari tirannucoli; e Toscana, per cui nulla giovava essere retta da un principe buono, al quale ogni alto onesto e giusto avrebbe potuto impedire un commissario della polizia