482 A provvedere al pubblico ordine, con decreto 28 marzo, s’istituirono i gendarmi. A questo corpo arrolaronsi in gran parte granatieri, guardie di finanza e di polizia, gente scella, disciplinata, validissima. Ne furono formale quattro compagnie (600 uomini) comandate dal maggiore Sommi. Finalmente si chiamarono, il 29 marzo, con altro decreto, Italiani e stranieri a prender servizio per organizzare l’esercito, ed a tale invilo risposero alcuni ulliziali che aveano già militato solto l’Austria, ed alcuni della fu Guardia nobile lombardo-veneta : i quali, accettati, si destinarono a varii corpi. A difesa dei forti, indispensabili riuscivano gli artiglieri, e si ebbero mediante rarrolamento, aperto in seguilo al decreto 51 marzo. Il loro numero, ornai sufficiente, aumenta ogni giorno. Altro decreto del 5 aprile ordinava la istituzione della cavalleria, l’ordinamento della quale, tosto attivato, si prosegue con individui scelti dall’ arrolamento generale. I cittadini non vollero rinunziare all’onore di prestarsi attivamente alla difesa, e parecchi di essi proposero la formazione di un corpo di volontari]', che gratuitamente servissero nella città e sui forti. Accolta la generosa offerta il 26 aprile, si assegnarono quattro valenti ufficiali a dirigere la istruzione di questo corpo, formato di 200 uomini, compresi varii sottufficiali di Marina. Istrutti nel maneggio del fucile e del cannone, parte furono inviati a presidio del forte Alberoni, parte alle terre perse. Rientrati più tardi in città, la compagnia si sciolse; ma se ne formò una schiera di circa 70 de’più volonterosi, che, sotto il nome d'artiglieri Bandiera e Moro, sta adesso a guardia del forte di Marghera. Rinforza la guarnigione di Chioggia il corpo franco trivigiano, un migliaio d’uomini, comandato dal colonnello Amigo. 11 battaglione di bersaglieri Tornielloj che militava a Treviso, capitolando quella città, dovette ritirarsi olire il Po: il corpo franco Grondoni, dopo essersi distinto a Palmanova, per la resa di quella fortezza, riede in patria. Le Crociate, condotte dal Michiel e dai fratelli Zerman, dopo aver cooperato alla brillante difesa di Vicenza^ presidiano ora il forte di Marghera. Delle truppe che tutti i paesi d’Italia, ed in particolare lo stato pontificio, mandavano a nostra difesa, parte dopo gloriose e sfortunate fazioni dovettero retrocedere per servire alle capitolazioni, parte si rimasero a difesa della citlà nostra, e qui si rannodano in un corpo apparecchiato a riprendere l’offensiva. Riorganizza i pontificii il generale Ferrari, capo a tutti supremo il generale Pepe. Ma dei varii corpi di truppe venete ed alleate, sotto diverse denominazioni, che ci assistono nella santa guerra, darà migliore ragione il prospetto che depongo. Parlando di quanto operavasi dalla Marina nei mesi trascorsi, osservava come la città nostra è circondata e difesa da una corona di forti a grande arte costrutti e protetti da formidabili artiglierie. Ma questi forti, quando l’Austriaco cedeva la città, erano quasi allatto disarmati, altri diserti, altri in costruzione appena incipiente: inetto quello di Brondolo, 1 altro di Treporti non consistente che in mucchio di sabbia con poche mura appena principiate; ora ridotto in condizione di rispettabil difesa. Su tutta la linea sì marittima che terrestre, si dovette perciò alacremente lavorare e si lavora, tanto che la difesa è pienamente rassicurala, anche