217 { Giugno. Mi QUESTIONE POLITICA LOMBARDO-META, Lettera dcll’avv. Valentino Pasini al marchese Lorenzo N. Pareto, ministro degli affari esterni di S. 31. il re di Sardegna. Illustre amico ! Non ho mai osalo cTinterrompere prima d’ora le gravi occupazioni, alle quali vi siete dedicato pel bene della nostra patiia comune. Parcvami che le nostre faccende guerriere e politiche si avviassero ad uno scioglimento felice e regolare. Le piime dal senno d'un re capitano e dallo slancio della nazione, le seconde dalla libera volontà di tutti i cittadini regolarmente interrogata, sembravano attendere un ordinato e successivo sviluppo. Prima di ogni altra cosa cacciare i barbari; cacciati i barbari comporre le nostre sorti politichi' in una forma che nessuno polisse affermare derivata dalla violenza o dalla sorpresa. Ecco l’ideale ch’io mi proponeva e che fino a questi ultimi giorni parcvami dovesse effettuarsi. Milano aveva mirabilmente provveduto ed alla prosecuzione della guerra con tutte le forze, ed alla riserva della questione politica senza verun pregiudizio. Venezia, o fosse minore avvedutezza, o fossero circostan/.e contrarie, non aveva grandemente operato per la difesa, aveva in qualche parte contraoperato alla incolumità del problema politico. I cavii cittadini dovevano trovar modo che Venezia si opponesse nella neutralità politica in cui era Milano, e si adoperasse per aumentare i mezzi di difesa contro il comune nemico. Lasciando da banda questo secondo argomento, provo la necessità di dirvi, corri’ io intendersi che i buoni cittadini dovessero affaticarsi intorno al problema politico. Venezia nel di 22 marzo avea proclamato la repubblica. Nel dì a5 marzo essa aveva eletto un governo provvisorio della repubblica proclamata il di innanzi. Ciò già avvenuto, un primo passo per far riguadagnare al problema politico il terreno della neutralità doveva esser quello che le provincie, neli’aderire a Venezia, si stipulassero impregiudicato il voto in proporzione di popolazione, e si servasse intatta la fusione colla Lombardia (1). Coll’una di queste riserve si toglieva a Venezia qualsiasi influenza privilegiata sui destini delle provincie, coll’altra si preparava Venezia a concorrere anch’essa nel far« uno Stato solo con Milano; e quindi ad accettare, tanto sulla questione della capitale^ quanto su quella del reggimento politico, la decisione che un’Assemblea lombardo-veneta avesse pronunziato. Un secondo passo per far riguadagnare al problema politico il terreno della neutralità, doveva esser quello di far riconoscere esplicitamente che i deputati eletti dalle provincie col >istema del suffragio universale, e quindi per opera della sovranità popolare, raccolti ■i adunanza preliminare erano arbitri di decidere la unione della Venezia colla Lombardia, e, raccolti coi deputati lombardi in Assemblea costituente, erano arbitri di decidere la forma del reggimento politico di questi paesi (2). Fatto questo secondo passo la Lombardia e la Venezia erano pel momento due paesi retti da due Governi provvisorii, Governi egualmente dittatoriali, Governi che tutti due dovevano cedere ad un Governo fondato dall’Assemblea costituente; questa era la sostanza delle cose. La Repubblica aggiunta fonie titolo al Governo provvisorio di Venezia. diventava un pleonasmo, e pleonasmo affatto temporario. Questo procedimento degno di una nazione che si avvia a libertà, pareami pur (1) Cosi fu stipulato nel dì primo aprile 1848 Ira il Governo provvisorio delia Repubblica Ve* neta e il Governo provvisorio della città e provincia di Vicenza. (a) Così fu decretato dal Governo provvisorio della Repubblica Veneta nel 22 aprile i843 in «gtiito ad un formale indirizzo della Consulta. Io mi tengo ad onore di avere cooperato agli atri ae* cernuti iu questa e nella precedente nota#