414 Quand’olire ;i due battaglioni di gendarmeria, si proponeva organizzarne dicci altri di guardia mobile, e si chiamavano i volontari sotto il vessillo della croce, a migliaia presentaronsi i cittadini, nè permisero eh« replicato ne fosse l’invito. Quando verso pei vinti insinuavasi la generosità, il popolo intiero accolse tale insinuazione come parola d’ordine, risparmiando le vile perfino di quegli stessi soldati che primi sur di esso fecero fuoco nella giornata del 48 marzo passato. Dopo tante pruovc di grandezza d’animo, dopo tant’altre di energia e di concorde intelligenza, chi mai sostener potrà che la Veneta popolazione non sia ancora matura per governarsi in Repubblica? Si annunzia che un governo repubblicano non è utile al progresso : ammirerò la scienza de’pubblicisti in ogni altro argomento che questo non sia. ■— Mi si risponda, da dove partì l’ingegno distinto, da dove il valore, l’amor di patria, la eloquenza e tante altre somme virtù dalla storia riferite, se non lu dalle Repubbliche? il progresso adunque no» può che ottenere vantaggi da un governo repubblicano. La Repubblica di Venezia non mai ecciterà le gelosie degli altri Stati, perchè il suo punto geografico quello è di un’isola nell’estrema parte d’Italia. Non le ecciterà, perchè circoscritta ad una limitata estensione, se pure ad essa si dedicasse qualche Veneta provincia. INon le ecciterà, perchè obbligata a procurarsi la floridezza eoi commercio marittimo. Non le ecciterà perchè governata da un popolo artiere, induslrc, pacifico. Non le ecciterà perchè determinata e pronta a far parte della lega federativa italiana. Non le ecciterà, perché una repubblica rispinge ogni idea di conquista, nè fiera diviene se non nel caso di trovarsi aggredita. Venezia, dichiarato avendo quale sarà il suo governo, manifestò nelle vie di fatto di quanta moderazione, di quanta lealtà capace ella sia. Sono poco sinceri coloro che si annunziano moderati e che consigliano un governo costituzionale alla Venezia. — La posizione, come fu detto, di questa città, l’attitudine de’suoi abitanti, il loro amore alle arti, la bene istituita sua marineria, la esemplare moderazione del popolo abbattono, anzi rendono censurabile l’offerto consiglio. Dovrebbe forse il governo provvisorio di Venezia andar cercando per la Europa o per la Italia un benefico re (ossia a dire un padrone) che colla promessa di costituirsi reggesse i destini della patria? Ne convengo ; un governo costituzionale, ove compatibile non fosse l’altro repubblicano già proclamato, sarebbe il più convenevole, se continuo non si presentasse il pericolo di probabile rivolgimento. — Ad un re armigero, ardito e dovizioso non è difficile rovesciar l’ordine della costituzione: le ambizioni di Napoleone e più tardi quelle di Luigi Filipp0 ce ne rendono convinti. Pretenderebbero mai codesti moderati che alla debole lor voce, «n popolo geloso di sua posizione, capace di governarsi da sè, dopo i pr°*