448 A fronte di tali significative commossioni i re non cedevano terreno: immaginarono, onde maggiormente affezionarsi i ricchi, d’istituire nuove onorificenze oltre quelle di nobiltà prima concedute; per tanto crearono cavalierati, commende, ec., all’oggetto di così compensare la devozioni; de’condottieri e di quegli ulliciali che colle loro perseveranti crudeltà maggiormente avvilite tenevano le popolazioni. Ma non sono ancora al termine di quelle storiche pruove che convincer devono i mici lettori, e saranno trovate importantissime alla confutazione delle erronee massime del Giovini. Un nuovo tentativo dei regnanti onde abbattere ogni vigoria nei loro soggetti fu quello di rendere stazionarie le annate, portandole in tempo di pace eziandio ad un numero così esagerato da togliere alla possidenza ed alla industria ogni agiatezza; in tal forma il mantenimento di queste dispendiava pressoché tutto il prodotto dell’umano ingegno. Di tal passo camminavano le beneficenze dei re, quando l’intiera Europa si scosse. — Per non allagar di sangue le capitali ed i territorii patteggiarono i popoli coi loro principi, ed immaginarono un nuovo reggimento, che i pubblicisti hanno nominalo costituzionale, composto di tre poteri rappresentati da una camera di notabili, da una seconda di comuni e dallo stesso re, cui concedettero esclusivo diritto d’intimar la guerra, di segnare la pace. Intimoriti da una volontà così assoluta e generale vi si assoggettarono i tiranni ; ma non per questo pensavano a lasciare inoperosa la loro influenza, ove se ne presentasse la opportunità. Le pruove le avemmo nel sangue versato dai popoli della Baviera, dell’Austria, della Prussia, della Sicilia, di Napoli infine, se vollero mantenerli obbligati alla riconosciuta, giurata e poscia tradita costituzione. Ora, signor Giovini, a che vale la studiata vostra oratoria? Lessi, ed imbrividisco ancora, nelle ultime lince di vostro vigesimo capitolo del discorso Regno o Repubblica, che il dato consiglio alla fusione col Piemonte va tant’oltre da ritenerla indispensabile, se pure re jdlberlo fosse dispotico. — A che dunque tanta lode ai Milanesi per aver combattuto, vinto e scacciato il despota austriaco? Difendetevi da questa ripugnante e nuova contraddizione se il potete? Coni’è, signor Giovini, che vi autorizzate di asseverare che Carlo Alberto fu solo nell’operar contro il nemico? Milano fin dai primi momenti eh’ e’ giunse sul suolo lombardo non ha forse messo a sua disposizione molte migliaia di combatlenti? altrettanto non fece pure la Romagna, la Toscana, Venezia, Parma, Modena e perfino quella Sicilia che tuttavia pugnava contro il i’e bombardatore ? — Se, come volete far credere, sostenete la buona causa, perchè ricorrere al mendacio? Non è questa la strada per raggiungere l’altrui convincimento. Per ¡stringere gli abitanti lombardo-veneti alla fusione immediata vi fate a censurare la provvisorietà dei due governi, tuttoché non contino che pochi giorni al di là di soli due mesi, nè sdegnate colla vanità di una non sincera erudizione mettere a confronto la provvisorietà austriaca, tacendo che durò settant' anni, e quella della Olanda, tacendo che durò assai poco meno. — Inoltre per aumentare le linee di vostro opuscolo