399 « del decreto 23 corrente n. 8990, decorre dal dì del prò « testo. » Noi sediamo sulle rive del Po, lamentando la cattività del nostro paese; come, altre volte, il popolo di Dio sopra i fiumi di Babilonia. E a voi indirizziamo una parola di memoria e di affetto, o generosi fratelli di Milano. Voi c’insegnaste, i primi, tra i consorti di sventura, come l’indipendenza e la libertà della patria vogliono essere conquistate col coraggio e col sangue d’uomini forti in tempi forti. Voi c’insegnaste che la durata di questo beneficio inapprezzabile non è possibile che nella fusione fraterna degli Italiani subalpini, cemento della grande unità Italiana. • Come voi avemmo le nostre gloriose giornate (20, 21, 24 maggio, 10, Il giugno); come voi abbiamo volato uuanimente l’immediata fusione cogli stali sardi e lombardi, sotto lo scettro costituzionale del valoroso capitano che propugna il riscatio d’Italia. Ma adesso le nostre sorli volsero in peggio. Eppure, tre volte abbiamo respinto col valore di poche milizie italiane, e coll’ardore cittadino, tre grosse armate di barbari. Se non che, la mano di ferro e di sangue, il vecchio di Radetzky, i serenissimi, puzzo dell’Austria libera, e molta masnada di baroni tedeschi, con quarantamila barbari e centoventi bocche da fuoco, investirono la piccola nostra città. Ella, si ella, ella ebbe ben grande il cuore: con soli diecimila prodi tenne l’orrenda lolla per dieciott’ore : le anime pili nobili d’Italia e della nostra città, si sono prodigate generosamente a petto del barbaro : duemila gloriosi, rimasti sul terreno, attestano le nostre gesta : tre contrade smantellate innalzarono coi loro ruderi un monumento perenne alla libertà italiana : i capi d’opera di Palladio, di Sca-mozzi, di Calderari , mutilati nelle loro belle forme, diranno all’ Europa incivilita come per noi s’abbia sagrificato alla indipendenza dell’Italia nuova anche le glorie stesse dell’ antica Italia. Dopo dodici ore terribili di combattimento e di fuoco , il generale Durando sostituiva la bandiera di tregua a quella di guerra; ma il popolo commosso ad eroica fierezza, la cribrava di moschettate, e sei altre ore di nuovi iucendii, di nuove mine , di nuova strage durata sotto lo imperturbato vessillo di guerra, ci han santificati degnamente, o Milanesi, nella vostra fratellanza. Più che millecinquecento cittadini colle loro pietose donne , coi loro Il Presidente MANIN. FINCHE II LE. Il Segretario J. Zf.nnari. 27 Giugno. (dalla Gazzetta) Fratelli Milanesi !