365 Oh no! no! non piango, ma al ciel perdonato Di gioia suprema rinnovo un’osanna: Che all’albero santo dei popoli amici Il sangue versato dai re traditor È pioggia sublime sull’alme radici, E sacra rugiada sul seno dei fior. 7 0 teste fatali dei Re m’ascoltate! In quesla tremenda tenzone del mondo A far de’mortali le sorti segnate Due Geni fur dati, l’Avverso e il Secondo: Ambi ebbero un soglio, ma il primo più scaltro Più seppe tenace calcarne i gradin; Men reo men codardo più stolido l’altro j\Ien seppe del proprio guardare il confin. 8 E fu wnto C servo! Gran Dio più non ebbe Onore dal giorno che il soglio ha perduto. Ma colle vergogne la sacra onta crebbe, Pensò, fu gagliardo . . . l’ha alfin rinvenuto! Gran Dio! colle piante giganti l’ha asceso, Gran Dio! la tremenda cervice crollò: E al soglio cruento che tanto l’ha offeso Di guerra mortale la sfida gridò. 9 E il vostro voi Trono chiamate o Scettrati, E il nostro noi plebe chiamiam Barricate; E in porpora entrambi dal sangue segnati Del popol gli han tinti le vene squarciate: Ma il vostro quel sangue d’infamia lo veste, Lo rode, lo abima, lo cinge di gel, Il nostro lo adorna di luce celeste D’ immensa l’aderge grandezza di ciel. 10 Ma dimmi o stoltissimo infame crismato In qual cielo o inferno fidavi cotanto? In Austria? Filippo v’ha pur confidato, Ma l’empio diadema gli ha il popolo infranto; Nei rei mercenari? Pur Austria vi fida, Ma dentro l’abisso precipite è già: Già Furio degl’itali a morte la grida, Già il nostro pugnale sul core le sta. 11 Oh intendo! v'ha un crisma t’ha il reo Cocle detto Che stampa giganti indelebili impronte, Che piove inviolando da Dio benedetto Sul crine ai leviti, dei regi sul fronte : Oh stolto! il blasfema che il popolo rugge