178 gl’ itali popoli commossi e operosi guida al trionfo del bel paese, da più secoli contristato ed oppresso. Nel secondo caso del posto dilemma, cioè se stimate necessaria la immediata unione del Lombardo-Veneto col Piemonte per essere forti, sicuri, indipendenti dopo l’espulsione degli Austriaci dal suolo d’Italia, io non esito a dire che siete in errore, se credete esservi ora 1’ urgenza di pronunciare il voto. Quando sarà vinta la guerra potrete esaminare l’oggetto, che non è di poca importanza^ con la quiete d’animo; tutto il popolo verrà istrutto di che trattasi; egli darà il suo voto, non di pochi, non meccanico, ma generale e intelligente, con ¡spontaneità e calma. — Anche i generosi popoli Sardi faranno conoscere con eguale maturità di consiglio il proprio e indispensabile voto. Se i popoli dell’una e l'altra parte ameranno dì stringersi amorevolmente insieme fino a fondersi in un sol Regno ; se il glorioso Re, sollevato dalle gravi cure della guerra, e cessato il fragore del cannone, accetterà questa fusione di popoli, voluta da tranquillo sentimento e libera meditazione, persuaso che congiunti sotto Io stesso regimo potessero conseguire migliori destini, allora avrete una risoluzione ponderata, dignitosa pei governati e per chi li conduce alla felicità ed alla gloria. Queste considerazioni ci portano a stabilire con tutta ragione, che la immediata dichiarazione affermativa o negativa per l’unione dei Lombardi e Veneti col Piemonte non è necessaria, e sarebbe estemporanea, inopportuna, non dettala dalle necessarie cognizioni nè libera, ma piuttosto da immaturo giudizio, e da infondato timore di perdere una giusta e santa causa, quando invece la si vuole coronata di successo collo sforzo di tulli, sapendosi che in ciò è riposto l’interesse di tutti gl’ Italiani. I veri amici di questa nobile causa, quelli che bramano la indipendenza dell’ Italia, insistano con zelo patrio a incoraggiare tutti i Principi, i Governi ed i popoli armati e operosi pel nostro risorgimento, a proseguire con lena, con amore fraterno, con pieno ardore la grande lotta finché, ed al più presto possibile, riconquistato sia il bene che i padri nobili s’ebbero, che i degeneri o sventurati perdettero, che noi vogliamo perchè il vuole Iddio e chi presiede alla Chiesa di Cristo. La guerra è già molto avanzata ; le nostre forze e i nostri guerrieri crescono dJ ora in ora ; l’italiano valore è risorto come dalle tenebre sorge la luce appena il Sole affacciasi all’orizzonte: vicina è la sublime vittoria. Ecco il sospiro, il voto, l’opera immensa, il trofeo glorioso pei popoli, pei Re, Se lasciamo che ci f'ugga, ponendo in altro 1’ animo con paure, saremo vituperali e schiavi tutti, infelicissimi e derisi per molt’anni ancora: che tulli i popoli della penisola saranno con furiosa rabbia stretti da ribadite catene, e tutti i Principi d’ Italia saran forzati a segnare disonorevoli patti «olì’ abborrito nemico, od a perdere il soglio ; e, ciò eh’ è più, nel perenno dolore e neila vergogna di non aver saputo cingersi la fronte d’immortale alloro. Ma ciò non sia, per l’onore e l’interesso di tutte le parti dell’ amatissima patria, Jl Cittadino FRANCESCO FORMENTONI.