448 di Lombardia, giurando di non deporre la spada finché un solo straniero rimanesse al di qua delle Alpi. Le ostilità non tardarono a cominciare. Non vi faremo, cittadini deputali, la storia della guerra che si è combattuta, e che si combatte sul territorio lombardo : vi richiameremo soltanto quegli avvenimenti che produssero nelle provincie nostre l’attuale condizione delle cose. I corpi franchi, e i crociati, mossi da tutte le città e terre nostre, composero dapprima la massima parte della milizia che si è potut’ armare a guardia del nostro paese. Le alture di Sorio, i piani di Visco, i varchi di Comelico attestarono come intrepidamente si versasse, sin da principio il sangue dei Veneti in questa guerra santa. Ma alle truppe nemiche, regolari e poderose, non potevamo resistere da soli, e per ciò il Governo affrettava sino dai primi giorni d’ aprile un soccorso, e specialmente quello dei fratelli pontifica che si stava organizzando olire il Po. Se non che, gli Austriaci movevano rapidi dall’Isonzo: le difese di Udine cedevano: e il 22 aprile capitolava. L’oste baldanzosa, non rattenuta nè al Tagliamento, nè alla Livenza, venne ad addensarsi sul Piave. Ai primi giorni di maggio, capitolava Belluno. Giunsero infrattanto i soccorsi, e vi fu fiera pugna a C ormi da, ove i militi pontifica operarono prodigii di valore, ma mancati i chiesti rinforzi, dopo undici ore di accanito combattimento dovettero perdere i! campo, e la linea de! Piave fu abbandonata. 1 nemici irruppero sopra Treviso, e furono respinti: celebre si è reso il coraggio e la costanza di quei cittadini, e celebri le armi italiane che pugnarono a loro difesa. Anche a Vicenza, dal 20 al 24 maggio, le milizie italiane si sono ricoperte di gloria, e quella magnanima città acquistò diritto alla solenne dichiarazione — avere esse bene meritato della comune patria italiana.— Nel mentre queste perigliose guerre si combattevano, surse nelle nostre provincie più vivo il desiderio di stringere viemaggiormente i Iraterni vincoli con Lombardia, e quindi i singoli Comitati determinarono di volere indivisi colla medesima i loro destini politici. Al voto dei Comitati, a quello stesso del Governo centrale di Milano, il Governo della Repubblica volonteroso aderiva, consentendo che le pro-vincie del già regno lombardo-veneto fossero tutte a suo tempo rappresentate da una sola assemblea costituente, alla quale unicamente spettasse decidere sui destini politici dello stato. Questa dichiarazione lasciava nel suo pieno vigore 1’ altra dichiarazione, fino dai primi suoi giorni proclamata e ripetuta dal Governo lombardo, proclamata e ripetuta dal Governo veneto (specialmente d accordo colla Consulta di queste provincie, nel 22 aprile) che, cioè, le questioni politiche sarebbero decise unicamente il giorno, in cui questa terra italiana fosse in ogni sua parte sgombrata dallo straniero. .Se non che, il Governo centrale di Lombardia, indotto da gravi considerazioni e da molivi possenti, decretò, che pur pendente la guerra, si votasse il partito della fusione immediata del territorio Lombardo col