428 fratelli? A che valeva dunque quel tanto gridare che faceste: faremo ciò che faranno i nostri fratelli di Milano . . . L’avete voi fatto? Impariamo ad essere Italiani e nient’ altro che Italiani. Se le storie de’ tanti secoli di sventure non fosse il gran libro aperto a tulli chi vuol leggere cioè : che le nostre miserie provennero sempre per essere disuniti. Ora, che la più bella occasione si presenta per fare di questa Italia una nazione, saltalo fuori colle leghe, colle confederazioni e con mille altre ciancie che addimostrano chiaramente che il principio della causa è svisalo. Oh fratelli! delle passale sventure facciasi senno se non vogliamo che i martiri nostri s’alzino dai loro avelli c chiedanei conto del sangue che hanno versato per fare dell’Italia una Nazione unita^ forte, indipendente. Quelli che vi diranno : Esciamo da una tirannia, non vogliamo entrarvi in un’altra, v’ingannano; parlano per personale rancore, date piuttosto retta, non a questi chiacchieroni ma ai grandi pensatori che l’Italia ci diede: Gioberti, Mazzini, Balbo, Pareto, Mamiani ecc. ecc. Tulli costoro sono convinti, e mi pare che debbasi tenerne gran conto, che l’Italia non può nè sussistere, nè essere rispettata se non è unita. 11 modo di unirla non è quello che taluni qui intendono cioè: di fare da sè. Rammentatevi della più grande sentenza di Cesare Balbo. » Perchè non vi fu finora l’Italia? » Perchè mancarono gl’ Italiani ! Non è questo il tempo di basse dispute, di private ambizioni otl interessi, è tempo di generosi ed elevati sentimenti nazionali — intendete bene questa parola. Tulto ciò che sente del Veneziano, del Milanese, del Romano, del Piemontese, ripudiatelo. Se saremo nazionali nelle nostre opere, diverremo Italiani, altrimenti resteremo Veneziani, Milanesi, Piemontesi, Romani ecc. epperò la nostra libertà sarà sempre periclilaute. Lo spirito di Municipio e la vanità che finora avemmo per essere discendenti d’ Eroi, sono mali che è tempo di scuoterli. Non date retta ai poeti che hanno sempre sul labbro i ItaliaT iialia! terra d’eroi! e che invocano sempre gli avi nostri. Vi è una dimostrazione più positiva, più grande ed è quella di lasciar stare i nostri poveri morti e procurare coi fatti, e non colle parole, noi vivi, di saperli emulare nel coraggio ma non nelle dispute di Città e Castello, con Città c Castello. Noi dobbiamo mostrare il nostro coraggio ed il nostro valore alli stranieri che avessero il pensiero di venirci a conquistare. Per ora altro pensiero non dobbiamo avere, ed il nostro valore dobbiamo mostrarlo innanzi all’ esecrato Austriaco. Se dopo lui, venisse a qualche altra potenza il ticchio di fare sua proprietà, questa nostra cara patria, la nazione sorga, sorga tutta come un sol uomo ad impedirglielo. Miei cari fratelli ! Noi viviamo in un’ epoca grande : abbiamo innanzi a noi ola gloria o la vergogna. Se saremo uniti, conseguiremo la prima; se disuniti, aspeltiamci la seconda. Chi non è capace di grandi e nobili sagrifizii, chi non si. sente la