386 di questi giornali, e che, quanto più caldi d’amor patrio, tanto più sarebbero disposti a rimproverarci la predicata indolenza , vogliamo brevemente esporre che cosa per il fatto Venezia abbia messo di suo in questa lotta, qual parte essa abbia nel concorso generale dei popoli italiani a favore dell’indipendenza. La condizione fisica della nostra città è affatto singolare ^ e distinta si può dire da quella delle altre tutte. Città marittima , posta nel mezzo delie lagune, essa si circonda di lidi e di fortificazioni di uno sviluppo estesissimo, nel proteggere ed armare i quali sta l’unica sua difesa. F. come che questi punti forti siano in qualche distanza dalla città, chi percorre le vie di essa può benissimo credere che a tuli’altro qui si ai-tenda che a presidiarsi e a combattere. Ora, per presidiare convenientemente questa corona d’isole e di fortificazioni occorrevano 12,000 soldati dei quali 6,000 gli ha raccolti dalla propria città , ed altri 6,000 sono tratti dai corpi dei militi italiani, venuti generosamente in di lei soccorso. I soldati più valenti però, che suol dare Venezia per la sua condizione locale, sono i marinai, e di questi ne diede 4,000. Essa tiene infatti 75 legni da guerra ( peniche, piroghe, pontoni, ec. ) sparsi per le sue lagune a guardare i canali, i porti e le coste della terraferma ; poi ha altri legni maggiori, che colla fiotta sarda bloccano Trieste. Nè ciò basta: nel suo arsenale affaticano con incessante lavoro 2000 operai, che hanno potuto mettere al varo una corvetta, ed ora apprestano due brick, una corvetta, una goletta, un vapore, ed altri legni minori. Non fu dunque così indolente qual si estima Venezia , se ella sola potè dal suo seno trar tanta forza a difesa di Italia, perchè nell’ attuale guerra difendere Venezia è difendere uno dei punti più interessanti di Italia, che, una volta perdutosi durerebbe ben più fatica a riprendere clic non Verona. Le spese ingenti poi, che essa dovette sostenere per questa guerra, e per la difesa propria, e per quella delle città di provincia, da cui ebbe si amara ricompensa, dopo di averle fatto consumare i pochi fondi rinvenuti alla partenza deU’Austriaco, lo costrinsero a levare un prestilo di 6 milioni, a carico dei soli suoi cittadini, e in brevissimo tempo, ad onta che dalle offerte spontanee e dai tanti doni degli stessi venisse sussidiata di un altro milione. Ora Venezia, che si è dissanguata in tante spese, mantiene, e senza risparmio, le numerose truppe ( 18,000 di terra e 4,000 di mare) che trovansi nel suo grembo, per le quali spende giornalmente poco meno di 80,000 lire j se ri si comprendano gli stipendii de’Generali e di tanti ufiiziali. Questi sono i fatti suoi; tacendo pure delle crociate nella terraferma, e della guardia cittadina, che dandosi ogni cura Dell’esercizio delle armi, come nel mantenere l’ordine interno, potrebbe offrire alla patria una buona riserva nel dì del pericolo. Che se, senza confrontare neppure gli sforzi nostri con quelli dei nostri fratelli Italiani, si volesse trarre da questi fatti la conclusione che Venezia è stata indolente , noi dal canto nostro dobbiamo confessare di non aver potuto, nè saputo fare di più.