228 iMa il valido aiuto che re Carlo Alberto portava alla nazionale indi« pendenza, e la gloria delle armi piemontesi, altamente eccitarono nella più gran parte del paese il desiderio di pronunciare la immediata fusione co-ji'li Stati sardi. Per ciò, e per altri eminenti riguardi di guerra, di finanza e di diplomazia, il Governo centrale delle provincie lombarde trovava necessario di aprire a’suoi cittadini la via di manifestare legalmente il loro suffragio anche prima della Costituente, e vi provvedeva col decreto 42 maggio 4848. I motivi, che hanno provocato un tale partito, erano comuni, se non anzi più urgenti per le provincie venete, siccome quelle, che più specialmente sono fatte bersaglio alla nemica invasione, e sono meno fornite di mezzi proprii a sostenere un’efficace difesa. I)i qui Io stesso eccitamento nei popoli della terraferma, e la stessa necessità nei Comitati d’aprire alle singole lóro provincie, nel silenzio del Governo veneto, quella stessa via legale ad esprimere subito il loro voto, che era stata dal Governo della Lombardia designata. Compiuto nel giorno 29 corrente il termine prefinito alle sottoscrizioni nei registri, a tal uopo instituiti, dovrebbero i Comitati, fatti gli spogli di que’registri, pubblicare la risultanza, la quale non può non essere conforme alla generale inclinazione che fu stimolo potente all’apri-mento dei registri medesimi. Se non che, riesce a profonda afflizione dei Comitati il pensiero eh* il provocato scrutinio, inducente la immediata fusione di queste provincia col Piemonte, abbia a poterci distaccare da Venezia, alla quale ci stringono tanti vincoli di comuni interessi, di grata affezione e di gloriose memorie. Un tale distacco, comunque lo si dovesse sperare meramente interinale, importerebbe la indeclinabile conseguenza che avesse ad essere tantosto instituito nelle provincie venete della terraferma un nuovo centro di azione governativa. Nè ciò sarebbe senza pregiudizio della causa comune, e sì nei rispetti materiali, e sì nei politici. E le altre potenze d’Europa avrebbero in codesto fatto un argomento per opporci un* altra volta la taccia d’inettitudine a redìmere questa Italia, che non sarà grande fino a. che non si rigeneri nella unità. Che se lo intravveduto disaccordo tornerebbe da un canto a disdoro di Venezia, dall’altro tornerebbe a danno delle provincie di terraferma, le quali, sposando insieme con la Lombardia i proprii destini ai destini del Piemonte, si lascierebbero addietro quella gemma preziosa, quella prediletta sorella, che pur dovrebbe nella nuova combinazione politica rivendicare il vanto di regina dell5 Adriatico. Un ampio Stato, che comprende i tcrritorii sardi, gli ex ducati di Modena e di Parma, e tutte le provincie della Lombardia e della Venezia, saprà essere in grado di preservare con mezzi suoi proprii la intiera penisola da straniera invasione, saprà elevarla a tale potenza, da influire molto onorevolmente nella bilancia politica dell’Europa. E pure Venezia non entrerebbe a parte di quello stato, se il Governo, clic attualmente la regge, persistesse nella idea di mantenere la sua forni«1 repubblicana, non sostenuta dal volo della nazione, non favorita da ri-