391 destrati, ilovcasi adoperarvi glJ inesperti, dal che forse il poco danno che s’ ebbe da tanto cannoneggiare. Le barricate furono disposte con tant’ arte, che il Radetzky, in un carteggio sorpresogli, le asseriva dirette da ulfiziali forestieri. Bugiardo ! ma i Milanesi stessi pareano non credere che alla vittoria potessero giunger soli, giacché ogni momento aspettavano i Piemontesi. « Han passato il Ticino ; son a otto miglia ; si vedono i loro corpi avanzati ». Queste erano le voci che la credulità accoglieva, che i bullettini ripeteauo, al legger dei quali si rabbrividiva, noi che dal Piemonte gridavamo perché si volasse a campar da certa mina la più bella città; che vedevamo i giovani chieder armi, armi, e non ottenerle dalla giusta prudenza ; che ripetevamo esser quello 1’ unico mezzo di salvare non solo l’ onore, ma la monarchia piemontese; e pure comprendevamo che i soccorsi impreparati non potrebbero giungere che tardi, malgrado la dispostissima volontà del ministero e del re. In fatto i molli volontarii che a bande scomposte vennero sopra Milano, ne trovarono già aperte le porte; l’esercito sardo entrando applaudiva agli eroici Milanesi; e coi Toscani, cogli Svizzeri, coi llomagnuoli, coi Napoletani avrà a compiere il riscatto d’Italia, cacciandone allatto quell’ esercito, da cui Milano si era liberata da sola. Il Radetzky in sulle prime, chiesto di patti, rispose : « Non tratto con femmine». Due giorni dopo chiedeva egli stesso un armistizio; e ai prudenti parsa somma fortuna che una città inerme, assediata, bombardata, potesse ottenere un respiro, durante il quale si tratterebbe, e arriverebbe 1’ esercito di Piemonte. Ma se anche non fosse stata a troppe prove conosciuta la perfidia austriaca, sicché questo pure poteva essere un nuovo laccio, vedeasi compromessa la santa causa dell’ indipendenza nel cui trionfo tutti erano d’accordo. Dopo gran dibattimentg, il comitato di guerra potè far rifiutare la proposta, e ne crebbe coraggio ai combattenti. Radelzky mandò a cercare i rappresentanti delle potenze estere, e gl’incaricò d’interporsi; ché con cittadini infuriati egli non poteva; e gli suggerissero la via di levarsene, salvo 1’ onor suo. Via non c’era più. Quella domanda, questo riliuto recarono coraggio ai nostri eroi, dei quali sarebbe difficile ridirvi le imprese. I più arrisicati furono quelli che affrontarono il fuoco nel primo giorno, non ancora schermiti dalie palancate. E arrischiatissimo fu Giuseppe Broggi che, al ponte di porta Renza, con una spingarda atterrò tanti nemici quanti colpi tirò, e fra essi il Generale Wocher; ma poi scopertosi, fu ammazzato da una palla di cannone, e spirando cedeva la sua arma ad Agostino Biffi, che terribilmente lo vendicò. Quando si diede 1’ assalto al palazzo reale, un giovane civile, d’ un diciott’ anni, sJ avanzò tutto solo colla bandiera, e gridando Viva V Italia, incontro alle schiere tedesche. Colpito da undici colpi, fu raccolto spi-l'ante; e ripeteva ancora Viva V Italia. Una delle più mirabili imprese fu 1’ attacco della cascina del Genio, difesa da duecento soldati e dagli uffiziali meglio abili alle fortificazioni. Colà peri Augusto Anfossi, nizzardo, il quale avuto un cannoncino, 1’ a-v'eva meravigliosamente utilizzato que’ giorni. Uno storpio» Pasquale Sot-