484 Il campo è il territorio ancora occupato e corso dalle bande tedesche : ricco di fratte, di alture, di gole, di correnti d’acqua, opportuno alla guerra sparsa e arrischiata alla quale siete più proprii. Mentre, sotto le fortezze, lungo le linee strategiche, combattono i regolari eserciti di Napoli e di Piemonte, qui vinceranno i volontarii di tutta Italia la guerra della nazione e della libertà. Qui non si tratta di una delle solite campagne, che si fanno con eserciti, e si conchiudono con trattati ignorati o scontati dai popoli — è una guerra a oltranza, che non può essere definita che dall’esternimi) dell’oppressore o dalla mina dell’ultimo Italiano, che giurò d’esser libero o di morire. Ecco la guerra vostra, la guerra santa, la guerra che voi sapete, che voi potete, che voi volete combattere. Perciò ve la proponghiamo a tutti quanti siete che dall’Alpi al Faro vi siete devoti alla sacra causa della indipendenza e della libertà della nazione nostra. Venezia, che vi propone un capo e un arringo, v’offre altresì i mezzi necessarii a sussistere, e un’onorata ricompensa, finita la guerra. Venite! Vi troverete tra buoni compagni. Vi aspettano gli esuli Italiani dell’Antonini, i prodi che agitarono le Calabrie, che affrontarono le mitraglie a Palermo ed a Milano, gli studenti di Roma e di Padova, che lasciarono i libri per la carabina infallibile, quei valorosi che a Treviso, a Vicenza, fecero le prime manovre, non al rombo della polvere, ma al fischio delle palle nemiche, e soli protessero dall’invasione e dalla strage le due città minacciate dell’estrema ruina. Venite! Non i plausi, non i baci, non le corone dell’amore possono lusingarvi: ma le fatiche generose e le forti gioie del campo. Vi aspetta, o la gloria del trionfo, o la fine magnanima degli eroi. Viva l’Italia libera! Treviso, 26 maggio 1848. Per il Consiglio militare dei corpi volontarii IL Colonnello PresidenteLA MASA. Il Segretario Mordisi. (dalla Gas setta) ORDINE DEL GIORNO. Prodi voloktarii! Dai campi della Spagna, dalle montagne della Grecia, vengo a voi, primizie dell’ Italia libera, pieno di fiducia nel vostro valore, certo del trionfo della sacra causa che difendiamo. Avvezzo ai prodigi dei palicari e dei guerriglieri, mi riprometto altrettanto e più da chi prese la Croce e impugnò 1’ armi per F indipendenza e la libertà della patria.