4 2 Maggio. Viva San Marco! In ogni tempo che la Veneta Repubblica vi ha chiamati, siete, stati plonti a difenderla, valorosi, \itloriosi, ai Dalmati basta ricordare San Marco si armano, si difendono, il loro sangue è per la Repubblica Veneta, pel veneto Stato, all’armi, all’armi, gloriosi affettuosi Dalmati; i Veneti abbisognano del vostro valore: è s. Marco che vi richiama. Voi avete il sacro vessillo: fu nell’agosto 179(5 che all'arrivo a Persisto del generai Rukovina che in nome dell’Austria prese possesso della Dalmazia pel Trattato di Campoformio , il fedele capitano comandante a Hcrasto circondato da Dalmati fedelissimi tutti piangenti, ha dovuto far calare la bandiera di s. Marco dalla fortezza , e la salutò con venf uno colpo di cannone , ma non fu quello 1’ ultimo addio che la lama posta a lutto diede al valor nazionale; egli ora deve rivivere in voi, veri Dalmati. In quel crudele momento clic lacerò il cuore di ogni Veneto e d’ogni ijahnato quel Capitano comandante tratto tratto interrotto da vivi singulti © da rivi di lagrime sgorganti ancor più dal cuore che dagli occhi, proferì queste parole. « In questo momento crudele, che lacera il nostro cuore per la fatai perdita del Veneto Governo, in quest’ultimo sfogo del nostro amore e della nostra fede, con cui onoriamo le insegne della Repubblica, deh ! siaci almeno, o miei cari Concittadini, di qualche conforto il pensare che nè le nostre passate azioni, nè quelle di questi ultimi tempi hanno dato origine a quest* amaro ufficio, che per noi ora diviene anzi virtuoso. I nostri figli sapranno da noi, e la storia farà sapere all’Europa intera, che Perasto ha sostenuto degnamente sino agli estremi respiri la gloria del veneto Vessillo, onorandolo con quest’alto solenne, e deponendolo irrigato di lagrime universali e acerbissime. Esaliamo, miei conciItadini, esaliamo la nostra disperazione ; ma in mezzo a questi ultimi solenni sentimenti con cui suggelliamo la gloriosa carriera da noi percorsa sotto il veneto Governo , rivolgiamoci tutti verso quest’ amata insegna e sfoghiamo le nostre afflizioni cosi. Oh vessillo adorato ! dopo trecento e settansett’ anni, che ti possediamo senza interruzione, la nostra fede e il valor nostro ti conservò sempre intatto non men sul mare che ovunque fosti chiamato dai nemici tuoi che furono pur quelli della religione. Per trecento e settantassettanni tfft nostre sostanze, il nostro sangue, le vite nostre ti furon sempre consacrate, e da che tu fosti con noi e noi con te, fummo sempre felicissimi, lumino sul mare illustri e vittoriosi sempre. INiuno con te ci vide mai luggire, ninno con te ci potè vincer mai. Se li tempi presenti felicissimi per imprevvidenza, per viziati costumi, per dissenzioni, per arbitri illegali offendenti la natura e il gius delle genti, non ti avessero perduto in Italia, tue sarebbero state sempre le nostre sostanze, il sangue, le vite nostre, e