479 27 Maggio. 32» &<$>$%&<$> Se è vero che gli Italiani preferiscono la morte alla dominazione straniera, se è vero che per ¡snidarla abbisogniamo assolutamente di denaro: ove non sorga questo denaro e subito, o saremo tutti morti, o, quel eh’ è peggio, torneremo tutti schiavi ! Pochi mesi sono, per minaccia dell’Austria, non avevamo alle spalle un’imposizione straordinaria? e quella non sarebbe stala nè lieve nè unica; se dunque schiavi saremmo stati forzati a pagare i nostri oppressori, non sottostaremo or liberi ad eguale imposizione per non essere novellamente ghermiti dai tiranni? da quei tiranni, che le nostre ifrovincie sanno in oggi pur troppo quanto pesano ? I frutti del riscatto non possono raccogliersi sul momento ; essi ci stanno in prospettiva; però dal renderli più immediati dipende solo da noi; voglio dire, quanto più estesi saranno i mezzi che avrà la patria, altrettanto più presto ci goderemo in pace i tesori che offrono i nostri privilegiati terreni, il nostro florido commercio. Gol denaro si fa tutto, si ottengono armi ed armigeri, con esso si fa la guerra morale e materiale, si domina in somma sopra tutto. È notorio che il Lombardo-Veneto inviava annualmente a Vienna un civanzo nitido di quarantacinque milioni di lire correnti, dopo cioè aver sostenuto tutte le spese occorrenti. In trentatre anni dunque le nostre belle Provincie hanno arricchito lo straniero dell’ enorme somma di mille quattrocento otlanlacinque milioni di lire, senza calcolare l’ingente debito austriaco accollato al Monte Lombardo-Veneto, l’emporio de’ beni sì demaniali, che della nostra Corona venduti, gl’impiegati stranieri che si godevano i nostri migliori Impieghi pagali coi nostri denari, il patrimonio di pupilli, di Pii Istituti, di altri Corpi morali convertito in Carta per speculazione di Stato, il tributo di coscrizione, mediante il quale eravamo costretti ad accordare allo straniero maggior forza per opprimerci, i pri-'ilegii di Lotterie, di Fabbriche Austriache, ecc., ecc. In ultimo poi il sacrificio più importante, il meno calcolato, e quello in cui confronto diventa un nulla lo sperpero succitato, si è il monopolio del Commercio Germanico, il quale impoverendo il Lombardo-Veneto non di milioni ma di Miliardi, arricchì sino ad ora la Nordica gekte a nostro danno. Qual è dunque IL NOSTRO TORNA-CONTO? Dar ciò che abbisogna, subito, volontariamente, per poco tempo e per esser liberi, invece di non esser astretti a dar pur anco subito, dieci volte di più, forse per un’eternità, e certo nello stato di schiavitù infinitamente peggiore del passato. II Governo provvisorio della Veneta Repubblica, colla caduta dell’Au-striaco, trovò armi e tesori, e sì in copia che, se soltanto a sè medesimo, piuttosto che alla libertà Italiana avesse rivolte le sue cure, avrebbe