&93 meritano cK buttarsi alle loro ginocchia. Accorrete d vedérej ad abbracciare questi eroi. » Ma di questi eroi impossibile sarebbe ripetervi i nomi, tanti sono; e v’accennerò solo d’alcuni che direttamente raccolsi. Emanuele Borro-meOj figlio del conte Vitaliano^ combattè tutti i cinque giorni, mentre il resto di casa sua distribuivano armi e munizioni a chiunque ne bisognasse: silo padre stesso fu visto col fucile avventurar lina vitaj devota állá patria. Alberto Beigioioso del conte Luigi mostrò gran coraggio principalmente all’assalto del Genio, e restò ferito. 11 marchese Giorgio Trivul-zl, mentre colla bandiera bianca andava a parlamentare alla caserma di San Luca, per uno de’consueti tradimenti, ricevette una palla in una coscia, e stette malissimo. Gran bravura mostrò Lodovico Beigioioso: e così il conte Antonio Visconti: e così il marchese Paravicini, avanzo dello Spielberg : così Giberto Brambilla .... Avevano ragione i figli del viceré quando mandavano dire a Radetzky piantasse forche, impiccasse cinquecento nobili, cominciando dal Gasati. I due figli di Tullio Dandolo e un Morosini furono ad ogni assalto valorosamente. Luciano Manara con una compagnia di venti mai 11011 cessò; all’assalto di Porta Tosa recò gravissimi danni al nemico, e benché difesa da sei cannoni la prese: cacciato poi che fu, raccolse la prima legione, e la capitanò ad affrontare in campo il nemico. Fioretti, espertissimo cacciatore, non mancava colpo. Ambrogio Vigani ne ammazzò quindici. Francesco Dellaporta si collocò con alcuni bersaglieri nelia cas* Martelli a Porta Nuova, e fortificata, vi si difese sino aila vittoria. Là presso combattevano Keller, Osio, Crof, tenendo indietro un grosso di Austriaci. Giuseppe Ferrerio, impiegalo alla strada ferrata, fu primo a sventolare la bandiera tricolore sul palazzo di Governo, e arrestò O’Donnell, e quantità d’armi acquistò ne’giorni seguenti combattendo. Paolo Vicentini Còrso, con nove fucilate colpì sei Tedeschi, ferì un ufiìziale e un generale che s’avanzava con due cannoni. Gaetano Sacelli, Enrico Presliuari, Pietro e Giovanni Venini del lago di Como, Torelli di Valtellina, Prinetli, due Maderna, Rusca, L. Strigelii, due Villa, son segnati come tanti Leonida. Adone dell’Oro entrò primo nel quartiere del Genio per la porta posteriore, poi combattè alla chiesa di S. Marco che volevasi bruciare, e da una casa ivi incendiata molti salvò, avendo a compagni Broggi, Boc-cabadati, Besesti, Spreafico. Ravizza, Camperio, altri cavali allora dalla prigione fecero stupendo prove. Dal Bono difese intrepidamente il conservatorio della Passimi« con Archinto, Bordoni, Bianchini. Ottavio Vimercati, cremasco, già ufiìziale negli spalli d’Algeri, e che più volte avea sfidato ulfiziali austriaci come promotori delle stragi milanesi, accorse da Torino al perìcolo della patria, e raggranellali da quattrocento contadini, coi bergamaschi Moro e Ragazzoni e con un frale che gli animava, diedero la scalata alla mura, ma respinti da un grosso di truppe, indietreggiarono, lasciando cinque uomini sul ca»ipo, ma non fuggendo. Giuseppe Guy, che di fuori bezzicava i nemici., fa morto da un colpo. Sin i fanciulli sfidavano la morte; e non solo accorreano a spegnere fe bombe lanciate, ma montavano sulle trincee con armi da loro e con