A Od F. perche io ho trovato colla esperienza, le verità più semplici e trite, come sono le più proficue, così essere più di frequente schernite che abbracciale, perchè io tengo importantissime queste, e vorrei versare la piena delle mie convinzioni in cuore a ciascun dei ventiquattro milioni di (rateili miei, permettete che io aggiunga poche parole sugli effetti mirabili di quella potenza deir anima nostra, che si chiama convinzione. Io ho trovato nei scritti e nei parlari dei sapienti questa virtù confusa colla dote della opinativa, la quale io vorrei paragonare alla fecondità lisica. Coloro i quali così pensano, mi parvero sempre poco differenti dal gregge di vegetabili umani, che, salva l’anima, non sono che una varietà di cani, di buoi, e delle universe pecore dei campi. Nessuno si farà certo ammazzare per una opinione; io ne darei cento delle mie per un ora di libertà e di pace; e mi farei crocifiggere in una terza foggia, piuttosto che mettere giù la mia intima convinzione, che i popoli possano più facilmente essere schiavi come i Russi, clic liberi per metà, come noi siamo; che la sola Repubblica italiana Di quest’umile Italia fia salute, per cui morirono ed uomini e donne; come accenna il padre Alighiero in quel verso, e che però, innanzi che facciasi notte anche a me, posso ragionevolmente sperare di veder la Repubblica Italiana. Questa forza di convinzione, non quella leggerezza di opinione, fece la potenza e la gloria degli avi e farà la nostra; conciossiachè gl’italiani essendo capaci, più che ogni altro popolo, di forti e profonde convinzioni, saranno, come furono, più d’ogni altro popolo capaci di grandi e magnanime risoluzioni. Di qual intimo convincimento della propria grandezza ed eternità era compreso il Senato Romano, quando mise all’incanto il terreno sul quale, dopo molte vittorie, attendevasi Annibaie alle porte di Roma, e il cilla-tadino che lo compera e paga! Qual fu la sorte dì Annibaie? Di qual intimo convincimento della propria risurrezione era compreso il Senato Viniziano, quando dopo la rotta di Ghiaradadda, sciolse le città tutte di terraferma dal giuramento! Qual fu la sorte di Venezia? Di qual intima convinzione della propria idea, era compreso Colombo, quando ruppe l’uovo in mezzo ai dottori di Salamanca, quando implorò tre giorni ancora di servizio! Qual fu l’effetto della impresa di Colombo? Di qual intimo convincimento della sua liberazione imminente è compreso questo popolo lombardo, che diserta dalla patria, o vi lascia le ossa, percosso dalle palle croate, sicché la terra lombarda tutta quanta impregnata di sangue italiano, è oggimai una reliquia di martiri! Che dico? Di qual intima convinzione del felice avvenire d’Italia è compreso questo popolo Veneziano, che uelle angustie di un lungo assedio, ha nobilitato la parola di ordine, quanto i governi costituzionali la vituperarono nelle larghezze della pace; che sostiene allegramente, oltre i molti disagi, diecisette milioni di carta monetata, e potrebbe decretare così — A’oi popolo Veneziano abbiamo eretto questo monumento di gratitudine a Italia tutta, che noi soli serbava all’ onore di difendere, colle sole nostre sostanze, l’indipendenza Italiana, derelitta dai popoli, tradita dai re! Chi ha fatto più dei Senati di Roma e di Venezia, chi più di Colombo? Chi fa più