45 40 Febbraio. Gli esuli qui raccolli vollero piamente ricordare la cara memoria dei martiri gloriosi, che iniziarono la nostra rivoluzione. Nella chiesa di S. Zaccaria lecero essi l’8 corrente celebrare a loro spese uà servigio funebre in espiazione delle anime dei loro (rateili caduti sotto le baionette austriache in Padova nel giorno 8 febbraio 1848. Convennero tutti alla pia cerimonia, commossi dal desiderio vivissimo di rendere a quelle illustri vittime più solenne testimonianza di affetto, appena fugali i nostri abborriti nemici, (piando i paesi da essi conculcali risorgeranno a liberissima vita; ed i lugubri suoni della musica di questa guardia civica, e quelli della banda della legione Bacchiglione e Brenta, alternando colle pietose salmodie dei sacerdoti, traevano dagli occhi degli astanti lagrime di tenerezza, mentre infondevano le più vive speranze. Possano queste compiersi in bre\e I Termitata la messa, Fab. Zanghellini, da Feltro, ricordava con calde ed eloquenti parole il barbaro latto della lor morte; e, ritessendo la storia infelice dei precedenti nostri disastri, incorava l’Italia perchè, composte una volta le interne discordie e conscia della propria sua forza, sorga di bel nuovo unanime e compatta a cacciare lontane da sè quelle armi omicidej le quali fanno turpissimo strazio delle misere pro-vincie della Lombardia e della Venezia, ricadute sotto un giogo di ferro. Possano i fortissimi detti essere da tulli ascoltati, e sieno auspici del lietissimo giorno, in cui il tricolore vessillo sventolerà temuto sulle Alpi! La Concordia, di Torino, con queste calde e generose parole esorta nuovamente i popoli e governi italiani a soccorrer Venezia: « Abbiamo già detto assai questa evidente verità; ma pur troppo è d’uopo ripeterla: Venezia è il più saldo baluardo della nostra indi-pendenza. Forte per la postura del luogo, e ben munita d’uomini e d3ar-mi, essa ci porge opportunità di molestare e di assalire il nemico o nella sua discesa dalla Germania, o nelle stazioni dell’Adige. « L’armata austriaca, che si trova di presente in Italia, non basterebbe ora a prenderla ; ma se, per fame o per tradimento, la prendesse, a noi sarebbe necessario duplicare le nostre forze per poterla riavere con immensi sacrifizii. In Venezia, non vi ha soltanto Venezia, ma tutto il regno, tutta l’Italia. Nelle altre parti, vediamo i priucipii alle prese coi latti materiali, vediamo la lotta del sentimento nazionale contro la forza brutale, vediamo sobbollimento di artificii tenebrosi e ardimenti soverchi e troppa fiducia,, vediamo aspirazioni sublimi e azione poca. » Ma a Venezia si opera, e perchè si opera e non si discute, ivi il governo e il popolo sono concordi, sono uniti, sono forti l’uno nell’ altro. A Venezia non si ha tempo nè per vanti, nè per detrazioni, e la continua presenza del nemico tiene desta la mente e pronto l’animo. Ma ciò che è più maraviglioso non è il proposito di tener fronte alla bar-