345 della libertà dei popoli; e, cosa inudita, egli è contro la libertà dei popoli clic si sta per lasciarla fare. Non v’ha più luogo ad illudersi. Iu mezzo alle reticenze del ministero è chiaro che la guerra, che si lascia intraprendere, è a profitto del capo della religione cattolica. Ah! io lo dichiaro, una guerra di religione nel secolo decimonono sarà qualche cosa di mostruoso^ e che la posterità non saprebbe troppo lodare! Una guerra di religione! ma io voglio credere che, se questo Papa che voi sì mal difendete, avesse nel cuore dei sentimenti veramente cristiani (vive esclamazioni a destra), come io credo, sarebbe il primo a dirvi: « Non voglio sangue, non voglio sangue per ristabilire il mio potere temporale! (Movimenti prolungali.) lo termino. L’Assemblea si ricorda che il governo nulla rispose sulla pretesa intervenzione di cui parlai: ei non lo può, perchè ho debito di esserne perfettamente informato. Si cercò con un giuoco di spirito, se si può dir così, di rispondere cli’ei non era possìbile che dal Piemonte si passasse direttamente in Romagna. Nessuno si è ingannalo; io parlava dello scopo, non delle lappe intermedie. lo sono certo che Carlo Alberto interverrà, sperando in tal guisa di assicurare il suo trono, e di farsi perdonare dall’Austria e dalla santa alleanza le sue dubbie dimostrazioni di liberalismo. Sostengo che il ministero, a quest’ora ha deciso che entrerebbe in questo intervento con mezzi indiretti, vergognosi, con una osservazione dei porti del litorale italiano. lo ripelo queste còse, perchè sia conosciuto che contr’esse sta già la protesta. (.1 sinistra: si! si!) Se siamo tanto disgraziati di vederle effettuate, bisogna dire che la Francia, m’inganno, il governo francese avrà mancato al più santo dei doveri. Quanto alla Francia -eli’ha udito con ima profonda ed universale emozione che l’antica Roma aveva scosso in un giorno il giogo di tulle le tirannie. (Bisbigli a deslru— Bravo a sinistra.) Qualunque siano i bassi intrighi della diplomazia, qualunque siano le armate che si accumulino, io ne ho la convinzione, la Repubblica romana trionferà. (Nieghi a destra.) La questione non è più oggimai, permettete che io lo dica una volta per sempre, la quislione non è più oggimai una quislione materiale, ma una quislione d’idee; e quando l’idea è riuscita a rovesciare il dominio di undici secoli di adorazione, quasi fanatica, questa idea è più potente dei vostri cannoni, delle vostre armale. (Grandi applausi alla sinistra.) Io non temo menomamente per la repubblica romana. Non v’ha per essa di pericoloso che gli uomini del domani; coloro che il dì prima rispingendo il popolo, gridarono poscia: viva la repubblica! più forte degli altri. I perfidi, i meticolosi non si mettono tardamente nel movimento, che per comprimerlo. Possano le mie parole essere intese sulle rive del Tebro; possano i v«ri repubblicani, nostri fratelli, non avere più che un pensiero: muovere senza dimora oltre gii avvenimenti, per non essere sorpresi, ed essere assai audaci e temerarii per far ritornare nel nulla, con una inflessibile volontà, coloro che il giorno prima erano e sono ancora in cuore i ne* mici irreconciliabili della democrazia. (Applausi.)