452 Andate pure, o fratelli; già per molli di voi non è nuovo il fischiar delle palle, o il rombo del cannone. L’avete sentito echeggiar minaccioso nei nostri monti, e vi crebbe coraggio. Andate, sperate in Dio e nel vostro braccio; e se nel volger degli occhi vi vien dato scorgere le nostre vette, rinnovale il giuramento di toccarle vincitori. Guardate sempre alle Alpi; là è la vostra meta, là stanno le madri nostre, là i vecchi padri, i fratelli gagliardi, le vergini immacolate, là i nostri casolari, là i paschi usati, il torrente amico, il ciglione conosciuto, la valle, il greppo, la cresta tante volte tentata; quella insomma è la porla a cui dovete vegliare, piantandovi sopra la bandiera d’Italia, e da di là proteggere i varchi tante volte violati dallo straniero. Oh! sì fratelli! sia verso le Alpi il vostro sospiro del matlino, alle Alpi la vostra brama del dì, alle Alpi l’ultimo pensiero della sera avvalorato dalla memoria che colassù piangono i nostri fratelli, e stendon le braccia a voi. Coraggio, fratelli, coraggio! Liberiamoli, corriamo quando ci fia dato il segnale, corriamo tutti, uniamo le forze, strìngiamo le fedi, e senza perderci in vane e dannose discussioni politiche gridiamo sempre alla guerra, cacciamo l'austriaco, e poi ci sarà dato riposare il fianco sugli allori meritati, e proteggere i liberali risultati della vittoria. Ma fuori lo straniero vivadio! AddiOj fratelli! Amatevi l’un l’altro, mantenete con ogni scrupolo la militar disciplina, dimenticate le rancide querele, gridale uniti : « guerra all’Austria, » ma non gridate « Viva Italia, » finché non l’abbiate salvala. Ogni grido, che non sia di guerra, non è per voi : è turpe la gioja quando la sua manifestazione è rotta dalle grida d’angoscia di un popo- lo oppresso. Meditate sempre, e compressa l’ira nei petti, ella scoppierà più polente sull’inimico. Il segnale non può esser lontano, e allora avrete con voi un compagno di più. Venezia il d.° marzo 1849. AB. ZANGHELL1NI. il Mar so. L’ANNO 1849. ODE. Finis erit ctuem fata dabunt ; sed magna parantur. PETRARCA. La man sull’ elsa e collo sdegno in fronte Dall’ oceàn de’ secoli che furo Sorge 1' anno novel sull’ orizzonte Re del futuro. 0 tu che sotto impenetrabil velo Agiti 1’ urna delle umane sorti, Misterioso cherubin del cielo Dimmi: che porti?