44 Quando una volta siete fermi a volere l’indipendenza italiana, diteci con quali forze intendete di raggiungerla. Non certo colle straniere, poiché la Nazione la più amica, la Francia, non ha alcuna disposizione ad aiutarci, quando forse non patteggiaste con lei la cessione della Savoia francese, come condizione dell’alleanza per compiere la ricostituzione della nazionalità italiana. Le forze vostre, del Piemonte soltanto, bastano esse contro la potenza dell’Austria, alla quale lasciate abbattere gli Ungheresi senza muovervi? L’uno via uno del marchese d’Azeglio, l’esercito subalpino, è sufficiente alla rivincita? Noi non lo crediamo: ma se ciò fosse, perchè tardate a venire alla riscossa? Però voi medesimi credete di non poter bastar soli, tanto più che sapete di avere fra di voi un partito, il quale per lo spauracchio della democrazia si toglierebbe piuttosto di tornare alla soggezione dell’Austria e di soscrivere alla perpetua schiavitù dell’Italia. Adunque, se voi, o ministero democraticivolete veramente l’italiana indipendenza, vorrete guerra d’accordo coll’Italia. Ma in tal caso perchè tardate più oltre a chiedere esplicitamente e senza tante riserve il concorso di tutta l’Italia libera e di quegli Italiani che gemono sotto a’ governi dispotici? C’è altro mezzo di vincere la guerra dell’indipendenza, che questo? — No di certo. Dunque che cosa vi vuole per adottarlo? Voi, caro Gioberti, vi siete messo a fare il diplomatico, sebbene avreste dovuto accorgervene a vostre spese, che i diplomatici novizii sono sempre aggirati dai vecchi. Voi v’argomentate di sciogliere questa semplicissima quistione, complicandola con altre, che ci sviano sempre più dal fine nazionale. Per ottenere i secondi fini voi perdete quelli del fine principale, quello della Nazione. Volete stabilire antecipatamente condizioni sulla ripartizione d* un territorio, eh’è in mano del nemico, e lasciate frattanto, che Io straniero si rinforzi su di esso e renda sempre più malagevole agli Italiani il ricacciamelo. Se voi avete bisogno, come noi lo abbiamo, del concorso di tutta Italia libera, e di quella che aspira a divenirlo, dite alto all’Italia, che il Piemonte^ come la Lombardia, come la Venezia, la Toscana, lo Stato Romano e la Sicilia starà, circa alle stabili condizioni della Penisola, a quanto i rappresentanti del suo popolo decideranno. Uniamoci per intanto in ciò eh’è d’interesse comune, di comune necessità di tutti gl’italiani, la guerra delFindipendenza. Le quistioni secondarie verranno naturalmente sciolte poi a favore di chi avrà meglio contribuito a vincere la causa nazionale. Se voi, o subalpini, ci tenete tanto a conservare questo Regno dell'alta Italia, che per esistere ha bisogno del concorso di tutta Italia, non mettetevi prima di tutto in diffidenza verso questa Italia che sola può accondiscendere alle vostre brame. Non dite ai Lombardi ed a Veneti, come fate: 0 sarete Piemontesi, od Austriaci. Ma sì: Piemontesi, Lombardi, Veneti, saremo tutti Italiani: abbiamo già veduto quanto ci costi l’averci voluto separare; sappiamo che diverremmo Austriaci anche noi il giorno in cui fossimo più Piemontesi che Italiani. Credete, o Gioberti, che i Lombardi ed i Veneti vi saprebbero grado assai di averli lasciati pure un’ora in mano del nemico crudele, per una