96 polo ristoratore della libertà e conservatore della indipendenza italiana, il veneziano, alla città santa, Roma, ed al popolo creatore della grandezza italiana, il romano, per offerirgli la cooperazione di quello, alla grande impresa di rifare la madre comune, indipendente, libera ed una. Voi non avete altre dimande a fare, nè a dare a voi stessi altre risposte. Fuori di queste quistioni è inganno e di questo proposito, errore, tradimento. Voi siete figli di popolo, d’indipendenza e libertà; rappresentanti un popolo libero e grande ad un grandissimo e libero d’Italia; Italiani, deputali da Italiani, per innalzare insieme a tutti gli Italiani la gran mole dell’Unità, dell’indipendenza e della libertà d’Italia. Badate adunque a non lasciarvi travolgere da coloro, i quali colla interpretazione sofìstica e partigiana delle parole, falsano gli altrui concetti non solo, ma gli intendimenti propri; a barattarci, fuori, la indipendenza in protezione, dentro, in muncipalismo, la libertà in costituzione, l’unità in unione. Mi sia lecito dirvi, che se tutti rifuggono dal credervi ingannatori, molti però vi tengono addosso gli occhi fitti, per esplorare se vi lasciate ingannare e cogliervi nel vostro inganno. Pensate che se coloro i quali proferivano primi queste parole formidabili e sacre, Unità, Indipendenza e Libertà d’Italia, potevano essere scusati, se prima di assumerne la responsabilità, non ne consideravano abbastanza il valore, non sarà lo slesso di voi, oggi che vi fu fatto badare alla importanza loro e che ne avete assunto, voi pure, la responsabilità. Soffrite che io vi faccia questa ammonizione, perchè, se le vostre antecedenze non fallano, noi abbiamo ragione di sospettare, che molli di voi, con che coscienza non c’importa, inclinerebbero allo scambio sopradetto, e son pronto provarlovi all’ uopo. Soffrite che io vi ricordi che, noi popolo, come per pane intendiamo pane, così per unità, indipendenza e libertà d’Italia, non vogliamo, non possiamo intendere unione, vassallaggio e costituzione del popolo italiano, perchè in questo punto voi ci date argomento di credere, che per queste cose voi siale disposti ad intendere quello che noi non siamo e non saremo disposti a intendere mai e per niun modo. Noi reputiamo la Costituente italiana primo elemento, e non più, di quel bene desiderato ed aspettato tanto; se a voi paresse l’estremo rimedio d’Italia, noi \i conforteremmo a cessare dal mettere mano ai ferri. Ella è ottima, se riguardata come il puro embrione, inutile affatto, funesta, se come il corpo maturo e perfetto della nostra libertà. Sarà di lei come fu delle costituzioni e delle fusioni, alle quali abbiamo guardato pur dianzi, come al porto glorioso cui ci doveva guidare la stella nostra, e furono la bufera infernale che ci ha menati colla sua rapina, voltando e percotendo in luoghi di ogni luce muti. Se aspiriamo alla Costituente come all’ ultimo grado della scala, in sommo a cui sta la Repubblica, bene a voi ed noi; se come all’ultima fase della nostra trasmutazione politica e civile, davvero davvero io vi dico : guai a voi, guai a noi, guai a tulli! Ritorneremo ancora da capo. Sangue, sangue e poi sangue! La Costituente italiana non è che l’idea inesatla ed inconcreta di un Assemblea nazionale; sicché ella ebbe mestieri di molte, differenti e tuttavia insufficienti dichiarazioni; e questa idea fu la prima volta concepita con più semplicità e predicata con meno fracasso e con più chia-