517 lavori, e concedere al Governo facoltà d’interromperli. Noi dico a biasimo : accenno il latto. Anzi, perchè riesca chiaro agli onesti come il mio dire sia mosso da amore della comune dignità; come piaccia a me riguardare ogni questione dagli opposti due lati, e però levarmi sovr’es->a; soggiungerò schiettamente che noi dobbiam porre nelle deliberazioni nostre a noi stessi que’ limiti, che vuole la difficoltà del tempo, senza aspettare richiami giusti, o ad ingiusti rimproveri dar pretesto. Dobbiamo nelle adunanze pubbliche tralasciare le questioni di guerra, perchè, se vero è che la potenza della parola e del senno vale a ispirare e indirizzare la guerra, e renderla ministra di libertà, no strumento di violenze fraudolenti, egli è vero altresì che le mosse militari uè indovinan-si nè si teugou segrete a discorrerne in pubblico Parlamento. E similmente delle cose politiche esterne sarebbe almeno ozioso ragionare in Assemblea a porte aperte, giacché, pendente la guerra, nulla è possibile deliberare di fermo; e Assemblea che non conchiuda con decreti efficaci, diventa accademia, anzi scena. Ma della direzione da dare ai trattati, delle risposte da fare a’ governi esteri nelle cose rilevanti, essendo debito del Governo interrogare l’Assemblea, questa, meglio che per adunanza segreta, potrebbe accordarsi con la potestà esecutrice per mezzo d’una Commissione composta di pochi; siccome il Governo stesso nell’ottobre chiedeva assai civilmente. E l’Assemblea ed il Governo andranno facilmente persuasi che il porre da sé limiti all’autorità propria, è un renderla più rispettala e più salda. E però, quando io vidi sul primo insorgere alcune opposizioni o soverchio minute, o premature, io, prevedendone l’esito, affermai che quanto mirava, pure appareutemente, a infermare l’autorità, recherebbe alla stessa libertà nocumento; e, per converso, di lì a pochi giorni mi fu forza dire che, se 1’ autorità volesse mai della libertà diffidare, combatterebbe sè stessa. E però fin dal primo mi spiacque che l’Assemblea si dividesse in parte destra e sinistra ; segni che non han senso in paese piccolo e pericolante, o l’han troppo: e desideravo che, siccome in antico nel Parlamento inglese i deputati sedevano secondo l’ordine che tengono nell’alfabeto i nomi delle contee, e così, secondo l’ordine che nell’alfabeto hanno i nomi dei casati, sedessero i nostri. Codesto non toglieva potere intendersi insieme gli uomini d’opinione conforme ( i quali, anco spartiti in destra e sinistra, non possono essere lutti accosto da parlarsi), ma toglieva l’apparato della divisione e l’imitazione, male adoprala, di cosa straniera. Noi siamo e dobbiamo tenerci come in famiglia; fuggire le apparenze così del dissentimento come della vanità, mutuamente aiutarsi, educare noi stessi. L’Assemblea, dal Governo chiamata non solamente a concedergli straordinarii poteri, ma a deliberare delle condizioni del paese, cedendo, a tempo, parte delle facoltà proprie, non ha con ciò soddisfatto a’ pro-prii doveri. Nè certamente alcuno intendeva che, dando al Governo licenza di prorogar l’Assemblea, voi serbaste a voi stessi il ludibrio di vedervi di quindici in quindici dì convocati, non per altro che per essere mandali alle case vostre da capo. Sarebbe un calunniare il Governo credere ch’egli abbia sognato mai simil cosa: ma perchè polrebbe taluno