405 diverse convenivano nell’onorare Venezia: vecchi militari, impiegati, cittadini che provarono la carcere per la causa dei diritti del popolo, cittadini che ebbero a combattere nel luglio del 1850, nel febbraio del 4848, e che da quei combattimenti riportarono ferite e insegne d’onore, la vedova d’un di quei combattenti. Capi di fabbriche, e semplici operai nelle fabbriche, operai di stamperia^ e lino una povera serva, dimostrarono che Venezia non era straniera al cuor loro. Un capitano di bastimento , di Vannes nella Bretagna, paese di valorosa gente e schietta, mi scrisse queste semplici parole che valgono per lungo discorso, e che devono essere, o Veneziani, conforto a voi più onorevole che non le medaglie e le croci dispensate dai principi. — « Signore invialo di Venezia: io non ho che ducento franchi; ne mando a Venezia quindici». 11 professore Ozanam di Lione, noto in Italia, e uno de’più graditi parlatori de’ quali si fregia l’Università di Parigi, conchiuse una sua lezione con lodi caldissime di Venezia; e mandando in giro il suo cappello, lece fare una questua, preziosa per l’intenzione e per il modo ancor più che se il frutto ne fosse cento volte tanto. Il professore Ampère, amico all’Italia, sulla quale ha fatti assai studiij e dei più rinomali letteralidi Francia, mi mandò la sua offerta con parole onorevoli e a voi, Veneziani, ed a me. Fece il simile il professore Maret, prete pio e amatore franco della libertà, autore di un dotto libro; che più volte nel suo giornale V Ere. nouvulle, parlò di Venezia con rispetto, egli e gli amici suoi. Anche alcuni studenti dell’Universilà vollero ricordarsi di Venezia; e nella lettera che accompagna l’offerta, godono di notare come Venezia sappia conciliare insieme l'ordine e la libertà, la docilità e la costanza. Meritano segnatamente la vostra gratitudine le signore Montgolfier e Belloc, donne di nobile animo e ingegno, con l’amica loro Bianca Milesi Mojon, italiana, da molti anni dimorante in Parigi. Ad un altra illustre italiana dovete, o Veneziani, essere riconoscenti: alla principessa Cristina di Belgiojoso, che dopo avere adoperata la sua grande ricchezza nel favorire gl’ingegni e nell’aiutare i pensieri e le opere di libertàj si trova adesso, per le ladronerie austriache, condotta in angustie più onorevoli al nome suo della passala opulenza, ed è costretta a vivere della sua penna, come i letterati poveri fanno. Ella si annunziò come raccoglitrice delle offerte che da Parigi e da tutte le parti di Francia venissero fatte a Venezia, c le prime somme raccolte sono debite a lei. Un altro nobile esempio dovete sapere, di un Veneziano già ricco, e poi per bontà di cuore venuto in povertà, il quale, non potendo altro, mi diede, quasi con le lacrime agli occhi, una moneta da cinque franchi, pregando ch’io tacessi il suo nome, e chiedendo istantemente ch’io non rifiutassi quel dono come pegno del suo affetto alla sua cara Venezia. Un altro Veneziano , il Ronconi, uno dei cantanti più rinomati di Europa, cantante e attore degno di questo paese eli’ è noto per la finezza « Vous repartez Jane, mon ami, pour votre chèrc Venise. Mes voeux vous y suivront, ” et. mes espérances aussi. Car, quelle que soit eu ce moment la piissarice des tyrans ” de l’Italie, elle se dégugera, par un suprème eflfort, de leuis mains sanglantes, et re-” prendra possession d’elle-mème. La ciié héroique (pii fui, il y a douze siècles, le dernièr » leluge de la libeité et de l’indépcnduuce de la patrie, en redeviendra le bcrceaua..