272 tono argomenti di politica e di guerra, e di promulgare colle stampe editti, memorie, relazioni ec. Si concessero bensì, e si concedono, speciali licenze in via di eccezione, appoggiando alla moderazione di questo popolo, al buon senso dei nostri militi; ma egli è sempre un fatale esempio, uno scherzar col pericolo. L’agitare i gravi temi della costituzione sociale, il prender a disamina gli atti delle pubbliche amministrazioni, il penetrare nelle alte rrgioni della politica e nelle complicale della guerra, senza approfondare le questioni, ignorando bene spesso tutte, od in parte le intrinseche circostanze, gli essenziali motivi, la connessione, la relazione degli eventi, sia colla libera stampa, o come si suole nelle libere adunanze popolari, è ben di sovente iniziativa di sedizione, soggetto di apprensione, di riguardo per l’autorità legale. Ma quando si discute e preventivamente si opina e si decide da chi obbedir soltanto dovrebbe e combattere, il bastone del comando si rompe, o nelle mani inevitabilmente passa dei partiti e delle fazioni. Le porte dei Circoli politici e delle tipografìe 11011 deggiono aprirsi ai militari, che con assenso del governo, e con molta circospezione, anche nei liberi stali; molto più in paese combattuto da polente avversario. Sono queste ingrate verità, che qui promulgai altra volta, che ripeto, poiché non transigo colle mie convinzioni, a malgrado che vi ripugnino i mici sentimenti di cittadino liberale, ed a pericolo di quell’aura popolare, che pregio come il solo compenso ai molti miei sagrilìcii. Intanto però che all’organizzazione dell’armata attendevasi, che si sostenne il molteplice faticoso servizio della custodia e della difesa di tante isole e forti, non si trascurarono i nostri mezzi d’attacco. Padroni qui della resistenza, ma dipendenti nello sviluppo e nell' esito delle operazioni di guerra dagli eventi d’Europa, ridotti fummo politicamente per un lasso di tempo a guardare queste lagune. Venezia sola rimasta nella palestra della difesa, prima diede il segnale e l’impulso per riaprir la campagna. Due sortite al Cavallino ed a Mestre, dopo altre minori fazioni, furono intraprese e felicemente eseguile. Si ottenne con ciò d’imporre al nemico, di frenarne le scorrerie, di demolire le sue barricate, di sloggiarlo dai posti soverchiamente vicini e molesti, di facilitare l’introduzione di derrate e di oggetti alla difesa occorrenti; si ravvivarono per un istante le speranze delle nostre provincie. Fra i molti nomi celebrali, e nelle molte relazioni dell’ impresa di Mestre, venne forse preterito chi ne concepiva il piano e la mossa, e certo non mai abbastanza si parlò di quei giovani, guerrieri, che si slanciarono all’assalto delle batterìe, ne estinsero i fuochi, ne spostarono alla baionetta i difensori, il cui valore insomma assicurò la vittoria. Un’idea allora, ossia dopo quel glorioso fatto, sorgeva nel Governo c nel generale in capo, ed era d’istituire una decorazione, un distintivo d onore, all’uopo eziandio di economizzare dispendii e promozioni negli ordini dello stato, idea che a me spettava di concretare. Essere dovrebbe un premio alla intrepidezza, alla virtù militare^ non meno che ai talenti ed ai meriti civili a profitto della patria, ossia di tutta Italia; essa rimarrebbe in ogni evento un’insegna di conforto ai superstiti, una stella raggiante in mezzo al deserto, una memoria in fine della fermezza e