424 FAssemblea debba rispondere con affetto. Se si parla di unificazione, certamente il presidente del Governo ha diritto di allontanare per ora la discussione su questo delicato argomento. Noi, sapendo pur troppo quanto ci sia costata la parola unione, temiamo che la parola unificazione ci possa costare altrettanto. In queste parole s’inchiudono molle idee, molti latti: e quando alle parole non possono tener dietro i fatti, è meglio tacerle. Se Venezia potesse con atti veramente efficaci contribuire alla piena difesa degli stati romano e toscano, allora sarebbe conveniente, sarebbe necessario alzar la voce. Ma quando noi deboli, noi circondati da nemici c palesi e nascosti, i quali spiano non solo i nostri alti ma le parole per farsene un’arme contro di noi; noi soggetti al giogo terribile della diplomazia, dobbiamo profferire una parola che può forse decidere de’no-stri destini, la prudenza allora non è mai soverchia. Se avessimo dato reità alla proposta del benemerito nostro collega Mainardi, allora noi avremmo dovuto da quest’Assemblea prendere risoluzioni di guerra, le quali certamente sarebbero giunte prima alle orecchie de’nostri nemici che degli amici. All’Assemblea dunque, da questo lato, non ispetta decidere la questione; conviene abbandonarsi con fiducia al Governo, il quale ha la coscienza de’nostri diritti e de’nostri doveri. Quel che può l’Assemblea, quel che, secondo me, è debito nostro, e in clic convengo col sig. Sirtori, si è dichiarare con più abbondanza di affetto quéilo che nell'ordine del giorno proposto mi pare annunziato un po’sec-camente: vale a dire che, quanto sia alla difesa, la quale il sig. Sirtori bene distingue dall’offesa; quanto alla guerra dell’indipendenza, noi siamo interamente congiunti cogli stati romano e toscano e con tutta quanta FItalia : che separare lo stato romano e toscano dal resto d’Italia, non è certamente nell’intenzione del sig. Sirtori nè nella nostra. Giova inoltre che FAssemblea con solenni parole dichiari la sua ri-conoscenza, tanto allo slato toscano quanto al romano, per gli atti di fraternità, coi quali ossi due stati si sono voluti più e più stringere a noi. Per conseguente, aggiungere all’ordine del giorno dell’Assemblea alcune parole di affetto sincero, credo che sia permesso, anzi debito. Entrare nella questione della unificazione io non consiglierei per la stessa ragione che mesi fa ho consigliato di non entrare nelFaltra quistione spinosissima, e a noi tanto funesta, della unione. 11 presidente: Pregherei il rappresentante Tommaseo d’aver la compiacenza di formulare in iscritto la sua proposizione. Il rappresentante Tommaseo: Vorrei solamente che FAssemblea, invece di propsrre un secco ordine del giorno, manifestasse con parole affettuose agli stati romano e toscano la sua gratitudine per Io passato, e i suoi desiderii e speranze pel tempo avvenire. Il presidente: Pregherei allora di nuovo il rappresentante Tommaseo perchè formulasse la sua proposta in iscritto. II rappresentante Tommaseo: Su due piedi non sono avvezzo ad esprimere i miei sentimenti, molto meno quelli di un’intera Assemblea. Converrebbe meditar le parole per renderle degue di noi e del resto d’Italia- Il presidente: Allora mi pare che FAssemblea potrebbe aggiornare!'1 deliberazione dopo senlila la formala che darà il rappresentante Tommaseo-