32 Ino lare ira il minislero che pretende ai titoli di democratico e di nazionale, e il ministero Pinelli, contro cui tutto il inondo protestava. Due grandi passioni agitano in questo momento l’Italia : due grandi parole suonano sul labbro di tutti i patriotti sinceri: Guerra all’Austria, e Costituente italiana. Queste due idee sono presso che estranee al discorso del re di Sardegna. Della guerra, di questo prepotente bisogno sentito da tutti, si parla nel discorso reale come di una possibilità più o meno lontana. Quando la nostra fiducia fosse delusa (la fiducia nella mediazione ) ciò non c’im-pedirebbe di ripigliare la guerra. — E queste parole si lanno dire a quel principe che nel 28 di luglio 1848 scriveva : fra brevi giorni ritorneremo a fronte del nemico: fra pochi giorni lo faremo pentire della sua audacia ! Sette giorni dopo queste esplicite e bellicose promesse , Carlo Alberto capitolava in Milano: adesso il linguaggio suo è tanto più umile, tanto più pacifico : che cosa ce ne possiamo aspettare ? Della Costituente Italiana, che tanto spaventa il ministero Gioberti, e che a tutte le menti, a tutti i cuori veramente italiani e democratici si presenta unico rimedio alle nazionali jntture , unico mezzo a ritemprare sette popoli per farne uno solo compatto e forte come l’acciaio d’ una spada, unica formula esatta della sovranità popolare , unica direzione efficace ad una lotta contro l’eterno nemico d’Italia; della Costituente Italiana il discorso reale non parla, se non facendovi una sdegnosa allusione. I grandi latti di Roma, lo stupendo spettacolo d’un popolo che sorto a libertà nuova ne usa con tanta sapienza civile, stende la mano ai fratelli, e inizia il fatto più grande e più fecondo della nostra storia; ì fatti di Firenze; la unità già cominciata fra Toscana e Romagna; l’appello fatto a tutti gli altri popoli del bel paese ; tutto ciò non parve al gabinetto di Torino meritare mio speciale ricordo; esso non vi trovò altra cosa se non ultimi eventi che hanno sospeso l’effetto delle sue pratiche. Pel ministero Gioberti le cose italiane non sono punto mutate da sette mesi a questa parte, eie dolorose esperienze nulla dovrebbero fruttare ai popoli dell’Italia. Come in giugno ed in luglio, esso non vede altra Costituente possibile che quella del regno dell’alta Italia ( quando sarà finita quella guerra che non si vuol cominciare); come in giugno ed in luglio esso non vede fra le varie parti d’Italia altra unione possibile che la confederazione dei principi e dei popoli da lui sostenuta, e fondata sull’ipotesi che questi principi e questi popoli si presteranno volentieri e con tutte le loro forze all’ingrandimento territoriale dei felicissimi stati della dinastia di Savoia-Carignano; e sull’altra ipotesi noumeno strana che i popoli si confederassero volentieri coi principi, cioè col bombardatoli di Napoli j col disertore di Roma e con Fuomo del 4821, del 1835 e del 1848. Dunque la Costituente Italiana avrà (e noi lo abbiamo già predetto più volte) un nemico dichiarato nel gabinetto piemontese. È vero che nel discorso reale si procura di guadagnare ancora qualche giorno, annunziando che sarà dichiarata in altro atto dai ministri la politica del governo intorno le questioni che agitano la penisola (pare che la Sicilia non c’entri); ma questo artificio di prorogare un’altra volta la quistione,