02 eziandio di tutto l’impero austriaco, c che invece andò a perdersi nella sfondala voragine di un’amministrazione tenebrosa e dilapidatrice, di un’amministrazione che in trentatrè anni di pace, invece di sanare le piaghe delle passate guerre, le ha accresciute di molto, ha triplicato il suo debito pubblico, e I’ ha ridotta al fenomeno, unico nella storia del-F Europa, che la rivoluzione di un giorno bastò per ¡sfasciare tutta quanta la monarchia e gettarla sopra uno spaventevole precipizio. A fronte di tauto denaro, che FAustria traeva dal Lombardo-Veneto, se si domanda che cosa ella lece a favore de’ suoi sudditi italiani, per verità che ella è mollo impacciata a dare una risposta. Il commercio esterno mortificato da un sistema proibitivo^ spinto fino all’assurdo; il commercio interno inciampato da un sistema doganale il più vessatorio, che mai dire si possa, e stante il quale non si potevano fare cento passi con un pacchetto sotto il braccio senza incontrarsi in una visita di doganieri; l’industria nazionale sacrificata al monopolio di quella di Vienna e della Boemia; non tutelata la proprietà contro la rapacità de’finanzieri; non tutelale le persone contro gli arbitra di polizia; le belle ai ti andate in decadenza, la letteratura avvilita, lo sviluppo dell’intelligenza compresso; nessuno incoraggiamento dato a stabilimenti industriali; gl’ingegni, che davano indizio di sollevarsi alquanto dalla orizzontale monotonia, considerati come segreti nemici dello stato : un Gioia bersaglio d’incessanti persecuzioni: un Romagnosi lasciato morire nell'indigenza; perfino all’ innocente Manzoni fu ricusato ogni atto di favore, di stima, di considerazione. Promossa clandestinamente la corruttela de’costumi; dello spionaggio fatto un dovere ai pubblici funzionarii, ai professori, ai maestri, ai parrocchi ; scandalizzata la morale pubblica dal favore patente dato ad uomini infami .... Tutto al più, il governo si occupò di strade, perchè ciò conferiva a suo interesse; e di alcuni lavori idraulici per contenere o deviare il furore delle acque, perchè le alluvioni, danneggiando i campi, scemavano anche i tributi prediali; ma il portofranco, conceduto a Venezia a condizioni onerose, non valse ad infondere un po’ di vita a quella illustre città, tiranneggiata non tanto dalla rivalità di Trieste, quanto dal monopolio della Società del Lloyd austriaco e dal sistema generale del governo, che pesava come una massa di piombo. A Milano fu negata una Banca di sconto ed un Monte-sete. Pavia fu privata del suo arsenale, che faceva circolare un milione all’ anno in quella città; Brescia dovette chiudere le numerose sue fabbriche d’armi, perchè ingelosivano il governo; Bergamo chiuse varie sue fucine di fusione o di riduzione del ferro; scaddero le manifatture di pannilani a Gandino ed a Schio; scadde il commercio delle tele a Cremona, e quello dei refi a Salò, non potendo sostenere la concorrenza colla Germania austriaca, e non ricevendo dal governo nè incoraggiamenti, uè appoggi; Como vide chiudersi nel 1855, dopo due secoli di esistenza, la splendida sua manifattura di pannilani, che alimentava più di 500 poveri, e così via via. I panegiristi dell’Austria sostennero più volte che la Lombardia non godette mai di tanta prosperità, quanto in quest’ultima epoca di dominazione austriaca; e vorrebbero farne un merito al governo.